Telefono Amico, se chi chiama vuole suicidarsi

«Riemergere si può. Parliamone». A proporlo, nel corso del mese di settembre, dedicato alla prevenzione del suicidio (il 10 si è tenuta la Giornata promossa dall’Organizzazione Mondiale della Sanità), è la campagna di Telefono Amico, organizzazione che promuove la cultura dell’ascolto empatico, presente con 32 volontari anche a Brescia.
Un’iniziativa di sensibilizzazione che punta l’attenzione sui temi della solitudine e del disagio, ovvero sulle radici del malessere piuttosto che sulle sue conseguenze ultime. Gli interventi. «I casi conclamati sono stati 5 dall’inizio dell’anno, dato che si riferisce a telefonate gestite a livello locale ma provenienti da tutta Italia - spiega Gualtiero Ducoli, vice presidente e responsabile del corso di formazione per nuovi volontari della sede bresciana dal 2002 -. Una scelta che ha reso possibile a tutti l’accesso al servizio. Telefono Amico nasce proprio con questa finalità, come prevenzione al suicidio».
Da inizio gennaio a fine agosto, gli interventi gestiti in città sono stati 2.851, per un totale di 261 ore di telefonate (6,76 di media al giorno, con un servizio attivo sette giorni su sette, dalle 10 a mezzanotte), della durata media di 12 minuti, con il picco maggiore dalle 18 alle 22.
Le motivazioni? Nel 56% dei casi non si riesce ad identificare una problematica, nei casi restanti un 36% riguarda l’area del sé, 14% le relazioni, 7% questioni legate a emarginazioni e altrettanto per quanto riguarda la sfera della sessualità.
Gli appellanti sono nel 64% dei casi uomini, in gran parte tra i 46 e i 65 anni e provenienti dal nord Italia. Il 50% di coloro che cercano una voce amica vive solo, i pensionati rappresentano il 29% (ma è in crescita il dato di chi vive in famiglia), un 16% non è occupato (ma nel 36% dei casi non è rilevata la professione lavorativa e crescono gli appellanti "lavoratori dipendenti").
Il tutto tenendo conto del fatto che vige l’anonimato, «come sinonimo di libertà». «Sono aumentate negli ultimi anni le problematiche di natura economica e legate alla solitudine - prosegue Ducoli -. Non tutte le telefonate sono tragiche, c’è chi chiama per comunicare a qualcuno che ha trascorso una piacevole giornata.
Le telefonate si dividono però in due tipologie: se non viene trasmesso alcun riferimento da parte dell’appellante ci si limita all’ascolto; se invece vengono esplicitati dati la chiamata è da leggere come richiesta di aiuto e si procede con un vero e proprio protocollo di allerta.
In ogni caso l’attività si basa sul principio che ciascuno di noi ha dentro di sé la forza per risolvere i propri problemi e non si devono dare consigli perché la soluzione di una persona può non essere quella di un’altra. Si deve rimanere sui vissuti, sulle emozioni, non riportando agli appellanti esperienze personali».
Telefono Amico ha istituito nel 2016 un Osservatorio nazionale sul suicidio, che supporta nell’individuazione dei segnali e suggerisce come intervenire: attraverso l’ascolto, portando la persona a riflettere.
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