Te Deum di ringraziamento, l'omelia del vescovo Tremolada
Oggi, 1 gennaio, nella chiesa Santa Maria della Pace, alle 19 la Messa per la Pace in occasione della 54esima Giornata mondiale della Pace. I riti del tempo di Natale proseguiranno mercoledì 6 gennaio, in cattedrale alle 10 la messa pontificale dell’Epifania.
Ieri pomeriggio il vescovo Pierantonio Tremolada ha presieduto la messa con il Te Deum di ringraziamento. Di seguito l'omelia pronunciata.
Mentre l’ultimo giorno di questo anno volge al suo termine, eccoci Signore a celebrare qui nella Basilica delle Grazie il Te Deum per i benefici ricevuti. In verità – ci perdonerai Signore se lo confessiamo umilmente – fatichiamo ad elevarti l’inno di lode e di ringraziamento per questo anno che si chiude. Ancora troppo vivi sono i segni della sofferenza che ci ha colpito, con la pandemia che ha sconvolto l’intera umanità. Tanti volti cari di nostri parenti e amici, fratelli e sorelle nella fede, non sono più tra noi. Accolti nel tuo abbraccio amorevole e certo destinati a ricevere da te la giusta ricompensa anche per la penosa esperienza vissuta, hanno lasciato qui un vuoto incolmabile. Legami spezzati all’improvviso e in condizioni inimmaginabili: nessun saluto, nessuna parola dai propri cari; un congedo mesto e dolente. E poi l’esperienza drammatica del contagio da parte di molti, la lotta contro una malattia che toglie il respiro, che obbliga all’isolamento. E ancora, la paura di venire colpiti, la preoccupazione per i propri cari, il senso di incertezza per il futuro che ancora pervade gli animi di tutti. All’emergenza sanitaria è infatti subentrata l’emergenza economica e tutti guardiamo ora ai giorni che ci attendono con un sentimento che non vuole arrendersi all’ansia ma non può nascondere la preoccupazione.
Rimarranno impresse nella nostra memoria alcuni momenti emblematici: la preghiera di papa Francesco e la sua benedizione al mondo nella piazza di S. Pietro deserta; le celebrazioni delle S. Messe domenicali nelle nostre chiese vuote; il mesto rito della benedizione delle bare nel cimitero vantiniano e le celebrazioni delle esequie in tutti i nostri cimiteri cittadini con le urne cinerarie dei nostri cari defunti. Indelebile nel mio cuore rimarrà l’esperienza della processione del Venerdì Santo per le vie deserte della città di Brescia con la Reliquia insigne delle Sante Croci, in un silenzio carico di commozione e di intensa comunione, con il desiderio di far giungere a tutti la forza consolante del Cristo crocifisso, nostro salvatore.
Dovremo dunque, Signore, chiudere le nostre labbra e non elevarti quest’anno la lode per il tempo che ci hai donato, per i giorni che abbiamo vissuto? Dovremo consegnare alla storia l’anno che si conclude come un anno da dimenticare, un anno funesto, che nulla ci lascia se non dolore e amarezza? Qualcosa dal profondo della coscienza di dice che sbaglieremmo, che compiremmo un’ingiustizia, che non renderemmo merito a ciò che realmente è accaduto in questi mesi di prova.
In verità, Signore, noi abbiamo giusto motivo per renderti grazie, perché nei pesanti giorni che si sono susseguiti nel calendario di questo anno abbiamo avuto modo di vedere ciò che certo non avremmo visto nello snodarsi tranquillo di un tempo ordinario. Al dolore e alla paura hanno fatto da contrappunto la generosità e il coraggio. Al male della malattia e della morte ha risposto il bene scaturito dal cuore di molti.
E così, Signore, noi questa sera siamo qui a renderti lode per la testimonianza che questo tuo popolo ha dato nei giorni della pandemia, per la sua dignità, per la sua fierezza, per il suo operoso impegno, per la determinazione e la forza d’animo con cui ha affrontato una situazione del tutto inattesa.
Ti rendiamo lode, Signore, per il senso di solidarietà che questa città e l’intero territorio bresciano hanno dimostrato e che ha trovato la sua manifestazione più evidente nella generosa adesione alla raccolta di fondi in favore delle strutture sanitarie, chiamate a sostenere un’emergenza in alcuni momenti estrema.
Ti rendiamo lode per il tanto bene compiuto nel silenzio, nella generosa dedizione al proprio dovere, con senso di responsabilità e, di più, con abnegazione e sacrificio, con commovente generosità, senza contare il tempo e senza troppo pensare ai rischi, riempiendo gli sguardi di affetto e di tenerezza. Il ringraziamento sincero espresso a tante persone che hanno così operato negli ospedali ma anche sul territorio, nei diversi modi dettati dai loro compiti istituzionali o professionali o del volontariato, si trasforma ora in rendimento di grazie. In tutto questo, Signore, noi vediamo i segni della tua Provvidenza amorevole, che ci raggiunge anzitutto attraverso il bene che le persone sanno fare, rispondendo all’ispirazione della loro retta coscienza. Per chi crede, questo è il segno più chiaro della tua presenza che salva, del tuo amore che riscatta e consola: nelle tenebre di un mondo ferito dal male, la luce della grazia si manifesta soprattutto così, attraverso la carità operosa.
Insieme alla solidarietà, che in questi giorni difficili si è fatta largo tra la sofferenza e la paura, ha reso la sua buona testimonianza anche la collaborazione, il desiderio e l’impegno a unire le forze, a operare per una causa comune, per il bene dei più deboli. Anche per questo, Signore, noi ti rendiamo grazie. Le ragioni della reciproca cooperazione sono stati più forti di quelle della fredda autonomia e così si sono create alleanze, particolarmente in ambito sanitario.
E ancora per un motivo è giusto, Signore, che ti rendiamo grazie: per quanto abbiamo meglio compreso in questi giorni tristi e dolorosi ma non privi della tua grazia. Una lezione di vita ci è stata consegnata attraverso la prova che abbiamo affrontato e stiamo ancora affrontando. Abbiamo meglio compreso il senso del nostro limite e della nostra fragilità: abbiamo imparato a non vergognarcene. Ci siamo sentiti più uniti. Ci siamo resi conto di quanto abbiamo bisogno gli uni degli altri, di quanto siano importanti un sorriso, una stretta di mano, un parola amica. Forse ora ci è più chiara anche la gerarchia del beni che fanno grande la vita: al primo posto non stanno i beni visibili, che produciamo, che compriamo o vendiamo, ma i beni invisibili, i nostri sentimenti più profondi, i legami che ci uniscono, i desideri spesso inconfessati. Lo stesso ambiente che ci circonda ora ci è diventato più caro: sentiamo con maggiore intensità il bisogno di rispettarlo, difenderlo, amarlo.
Per tutto questo, Signore, noi ti rendiamo grazie, e come tua Chiesa in particolare ti benediciamo per il Giubileo delle Sante Croci che il 28 febbraio di quest’anno abbiamo aperto nel tuo nome e che si protrarrà fino al 14 settembre del prossimo anno; per le linee di pastorale giovanile che insieme abbiamo tracciato e che ora vogliamo diventino vita per tutte le comunità parrocchiali; per il nuovo Messale che ci è stato donato e che guiderà la nostra celebrazione liturgia, tanto preziosa per la nostra vita di Chiesa.
A te affidiamo, Signore, i tanti sacerdoti che in questo hanno hai chiamato a te e che hanno arricchito questa tua Chiesa della loro preziosa testimonianza. Confidando nell’aiuto e nella protezione dei tanti santi bresciani, ti affidiamo il nostro cammino: guarda al tuo popolo con bontà e non lasciarci mancare il tuo amorevole sostegno nei giorni di questo nuovo anno, che iniziamo grati nel tuo nome.
La Beata Vergine Maria, che in questo luogo santo veneriamo, ci custodisca nella pace e tenga viva la nostra speranza.
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