Tartarughe, oche, gamberi: Brescia capitale delle specie aliene
Vengono dall’America, dall’Egitto, dall’Asia. Hanno più fame, colori più sgargianti e si riproducono più velocemente di quelle di casa nostra. Sono le specie aliene che abitano nelle case dei bresciani, come animali di compagnia, oppure nei parchi cittadini. Le famiglie sono cinque, ma quella che man mano sta conquistando sempre più terreno - come una sorta di risiko naturalistico - è lei: la tartaruga palustre americana. Che si sta facendo talmente strada da arrivare quasi a soppiantare le testuggini europee, al momento sopravvissute solo nel fiume Oglio. Nulla a che vedere con lo strano animale con naso suino pescato dalle acque del Garda.
A scanso di equivoci: non c’è da preoccuparsi, non sono animaletti pericolosi. Semplicemente, trattandosi di specie esotiche, arrivate man mano da Paesi lontani, vanno tenute sotto controllo per evitare - come appunto sta avvenendo per la «battaglia territoriale delle tartarughe» - che possano danneggiare la fauna locale.
Gambero americano, gambero rosso della Louisiana (non a caso soprannominato il «gambero killer»), tartaruga palustre americana (la nemica numero uno delle nostre testuggini), oca egiziana e nutria: questi i cinque esemplari selvatici presenti in città, a formare un esercito di oltre 360 animaletti.
Esemplari che una direttiva europea (recepita dal Ministero e, a sua volta, dal Comune) impone di censire entro il prossimo anno per contenere la loro presenza ed evitare che si riproducano. Un lavoro che la Loggia avvierà in modo puntuale da settembre, a partire dalla «zona di conquista» per eccellenza delle tartarughe d’America: il parco Ducos.
Chi si avventurerà nel parco affacciato su viale Piave sul finire dell’estate vedrà quindi all’opera i naturalisti del Museo di Scienze che hanno studiato il fenomeno ed elaborato il progetto «Trachemys», firmato dal dottor Vincenzo Ferri e dalla dottoressa Cristiana Soccini. Come funzionerà? Innanzitutto si aggiornerà il conteggio degli esemplari, ricognizione che il Comune in realtà svolge dal 1998.
Il primo obiettivo è ovviamente dividere gli esemplari maschi dagli esemplari femmine. Per farlo, in genere, viene inserito un anellino nel carapace della tartaruga: «orecchino» azzurro per i maschietti, rosa per le femminucce. Quindi, verranno divisi in stagni diversi. Sotto la lente, oltre ai parchi Ducos 1 e 2, ci saranno anche il Tarello, la Montagnola e il Parco Cave.
Alla cabina di regia dell’«operazione tartarughe ninja» c’è l’assessore all’Ambiente, Miriam Cominelli. Che ha colto l’occasione del censimento per mettere in atto un progetto più ampio e avviare altre due operazioni. «Prima di tutto, da settembre, vorrei implementare le attività dello Sportello animali, organizzando incontri, formazione e momenti di educazione - spiega -. E poi mi piacerebbe che a Brescia trovasse casa la sede del Crase regionale, il Centro recupero animali selvatici ed esotici». Trasformando così la città in capitale delle «specie aliene». Per studiarle, ma anche per occuparsene.
«Un luogo fisico dedicato agli animali esotici non c’è e proporrò alla Regione di aprire nella nostra città una sede fisica destinando a queste specie anche un laghetto così da poter anche organizzare momenti divulgativi e spiegare, con l’aiuto degli esperti del Museo di Scienze, le diversità dei vari esemplari».
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato