Tac, risonanza e mammografie si potranno fare fino a mezzanotte

Dalla prossima settimana ambulatori aperti fino a tardi: esami anche nel pomeriggio di sabato e la domenica
Un apparecchio per la risonanza magnetica
Un apparecchio per la risonanza magnetica
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Recuperare le prestazioni rimaste in arretrato a causa della pandemia e diminuire la risposta alla domanda di servizi in alcuni ambiti storicamente critici. Il piano previsto da Regione Lombardia è quello di garantire in tutti gli ospedali pubblici almeno un turno serale, dalle 20 alle 24, un turno pomeridiano nei giorni prefestivi ed un turno mattutino o pomeridiano nei festivi.

Deroga Valcamonica

Solo gli ospedali che dipendono dall’Ats della Montagna potranno sostituire il turno «serale» con un ulteriore turno «prefestivo» o «festivo», valutando eventuali difficoltà per l’utenza nel raggiungere gli ambulatori nella fascia serale a discrezione del direttore generale (per la provincia di Brescia sono gli ospedali di Esine e di Edolo). La sperimentazione, che durerà un anno, partirà dalla prossima settimana. Per i cittadini non cambierà nulla: dovranno pagare il ticket, come al solito, a meno che ne siano esenti.

L’organizzazione

Le Aziende sociosanitarie territoriali si stanno organizzando con i turni del personale. Non è facile, data la cronica carenza di professionisti. Regione, per questo, ha stanziato per tutto il territorio lombardo 84 milioni di euro, pari a circa dieci milioni per la provincia di Brescia. Altri 44 milioni sono stati stanziati nell’ultima seduta di Giunta per sottoscrivere contratti a termine, soprattutto con medici in formazione, in attesa che tutti gli ospedali lombardi completino i rispettivi piani strategici. La sperimentazione con le aperture dei Servizi di diagnostica anche in orari non consueti non è una novità per Regione Lombardia. Già nel 2014, infatti, era stato ampliata, per un periodo circoscritto dato i costi, l’offerta di visite specialistiche e di prestazioni di radiodiagnostica.

Quali esami

Dalla prossima settimana, dunque, si parte con risonanza, tac e mammografia. Nel fissare gli appuntamenti, verranno comunque rispettate le indicazioni di priorità scritte nella prescrizione medica (l’attesa cambia se la richiesta è urgente o è programmabile). L’obiettivo dei vertici della Sanità regionale è raggiungere entro il 2022 un volume di attività pari al 110% rispetto a quello del 2019, dunque in periodo pre-Covid. «Il provvedimento - scrive la direzione generale Welfare - dà ampia libertà alle singole Aziende di organizzare queste attività. Si richiede anche di individuare una struttura, a discrezione dell’Azienda stessa, anche a rotazione, dove erogare queste prestazioni. Inoltre, altrettanta autonomia è data alle Aziende nel determinare le prestazioni da erogare (tra Tac, Risonanza Magnetica e Mammografia) in base alle aree più critiche rispetto ai tempi di attesa».

Autonomia decisionale

Aggiunge: «Le Aziende sociosanitarie territoriali hanno autonomia nel decidere eventuali estensioni di orario per altre prestazioni. Gli orari aggiuntivi vengono finanziati con le risorse già stanziate, sia per strutture pubbliche sia private, attraverso il fondo per l’abbattimento delle liste d’attesa. Le estensioni di orario sono state presentate alle Direzioni Strategiche delle Aziende, in alcuni casi con il coinvolgimento degli specialisti radiologi. Tutto ciò – conclude la nota – ha lo scopo primario di offrire al cittadino residente o domiciliato in Regione Lombardia l’opportunità di ricevere prestazioni di specialistica ambulatoriale in orari in cui sia più agevole raggiungere le strutture. Sia in termini di minore densità di traffico automobilistico, sia per impegni lavorativi dell’assistito o, nel caso di persona anziana, del suo eventuale accompagnatore».

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La vicepresidente

L’assessore al Welfare e vicepresidente Letizia Moratti: «La fase sperimentale di 12 mesi relativa agli ambulatori aperti potrà certamente estendersi. Così come estenderemo la tipologia di prestazioni erogate dagli ospedali. Farò in modo che questo problema delle liste d’attesa vada man mano riducendosi. Viviamo in un momento in cui, a causa della pandemia e della guerra, abbiamo anche un aumento di povertà e disuguaglianze- conclude -. È un problema di equità sociale».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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