Striscione di Blocco Studentesco al Calini, gli studenti: «Ci riconosciamo nella Costituzione»

Lettera aperta alla cittadinanza da parte degli alunni e delle alunne del liceo scientifico di Brescia
Gli studenti del liceo scientifico Calini riuniti in assemblea - © www.giornaledibrescia.it
Gli studenti del liceo scientifico Calini riuniti in assemblea - © www.giornaledibrescia.it
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«Il messaggio che vogliamo mandare è semplice: il nostro liceo si riconosce nei valori della nostra Costituzione e noi, i suoi studenti, ci dichiariamo antifascisti». Dopo l’assemblea straordinaria di ieri mattina, gli alunni e le alunne del Calini decidono di scrivere anche una lettera alla cittadinanza per esprimere la loro posizione sullo striscione che il gruppo di estrema destra Blocco Studentesco ha fatto trovare all’ingresso di via Montesuello.

Alla scritta «Antifascismo è anticultura» affissa nella notte tra martedì e mercoledì sul muro della scuola, gli studenti del Calini rispondono citando innanzitutto la Costituzione: «È vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista. Disposizioni transitorie e finali, XII, Costituzione Italiana».
«In risposta agli avvenimenti neofascisti che hanno coinvolto la nostra città e non solo negli ultimi tempi. La violenza e le tendenze liberticide di cui questi episodi sono intrisi ci hanno spinto a dibattere e confrontarci sull’accaduto attraverso un'assemblea studentesca - scrivono nella lettera, spiegando perché hanno deciso di condividere i loro pensieri con il resto della città -. L’infamia e l’indifferenza non possono vincere i giusti, né la paura soffocare i giovani, non di nuovo e non ora. Eppure il timore c’è; l’odio sembra divampare.
Noi non scegliamo il silenzio. Perché ci si ricordi tutti insieme chi siamo, per non abbandonare una città ed una Nazione alle barbarie e all’asfissia dettata da un’oppressione che si credeva passata: si rimanga tutti, ancora una volta, uniti. Perché amiamo la democrazia, perché amiamo la libertà».

Lo striscione al Calini è l’ultimo di tre episodi che hanno coinvolto altre scuole della città. Primo l’istituto Castelli, a febbraio, e venti giorni fa l’istituto Mantegna: in entrambi, il gruppo nato all’interno di CasaPound ha appeso striscioni con scritte che accusavano il primo di intimidazioni mafiose e denigravano - il secondo - la Resistenza.

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