Strage: la revisione di Tramonte diventa un caso
La richiesta di revisione del processo è sul tavolo della seconda sezione della Corte d’appello, che nel recente passato si è occupata del caso Stasi e di quello di Rosa e Olindo della strage di Erba. Entrambe le richieste sono state respinte. Ora un’altra vicenda passa, o meglio torna, a Brescia.
«I tempi per le valutazioni non saranno rapidi» conferma il presidente della Corte Claudio Castelli. Ma è quasi impossibile che possa essere Brescia a decidere sull’istanza per un nuovo processo presentata da Maurizio Tramonte, l’unico condannato ancora in vita - l’altro, Carlo Maria Maggi è morto a fine 2018 - per la strage di Piazza della Loggia. L’atto firmato dai legali di Tramonte arriva a Brescia dopo che la Corte d’appello di Venezia si è dichiarata incompetente territorialmente.
All’ombra del Cidneo però Tramonte è già stato giudicato - e assolto in primo e secondo grado - e quindi non potranno essere gli stessi giudici bresciani a rivalutare la posizione dell’informatore del Sisde. Si registra quindi un cortocircuito della giustizia e potrebbe essere la Cassazione a decidere definitivamente sulla competenza territoriale e stabilire a quale Corte d’appello spetterà di valutare l’istanza di revisione del processo. Detenuto nel carcere di Fossombrone Tramonte sta scontando la pena dell’ergastolo, ma tramite il suo legale, l’avvocato Baldassarre Lauria, sostiene che il 28 maggio 1974, il giorno dello scoppio della bomba, non era in piazza dove invece lo hanno collocato i giudici della Corte d’appello di Milano nell’ultimo processo prima del pronunciamento definitivo. E per farlo si affiderebbe alle nuove tecnologie che sarebbero in grado di dimostrare che non è lui l’uomo immortalato in una fotografia, diventata la prova chiave del processo d’appello bis e della quale lo stesso Tramonte si sarebbe vantato nel 2004 con il compagno di cella in carcere.
Quel Vincenzo Arrigo, teste chiave del processo Strage e ucciso un anno fa dopo una lite dal coinquilino a Esine. «Un esame antropometrico sulla foto porta a conclusioni diverse. Il soggetto ritratto ha un difetto fisico che Tramonte non ha. Non è lui. Produrremo anche altre foto» ripete il legale di Tramonte. A sostenere la tesi ci sarebbero poi alcuni colleghi che in quel giorno di fine maggio di 47 anni fa avrebbero lavorato fianco a fianco con Tarmonte. «Il mio assistito era alla Acrilgraph srl di Limena, in provincia di Padova. Lavorava in questa azienda specializzata in plexiglass e che tuttora esiste. Fu assunto nel giugno 1974, ma prima lavorava in nero» è la tesi dei difensori dell’ex Fonte Tritone. Documenti che attestano la presenza in fabbrica di Tramonte il 28 maggio 1974 non ci sono, ma dei testimoni sarebbero pronti a giurarlo davanti al giudice.
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