Strage di piazza Loggia, torna in aula Maurizio Tramonte
«È giunto il momento di fare luce sul terribile eccidio bresciano, Tramonte fu prima utilizzato quale infiltrato dei servizi e poi sacrificato sull'altare di una verità finta. Le nuove indagini condotte dalla procura di Brescia confermano il coinvolgimento di altre persone, ed un'altra matrice, forse istituzionale»: lo dichiarano gli avvocati Baldassare Lauria e Pardo Cellini, legali di Maurizio Tramonte, alla vigilia dell'udienza davanti alla Corte d'Appello di Brescia durante la quale sarà discussa l'istanza di revisione presentata per l'ex informatore dei servizi segreti condannato all'ergastolo per la strage di Piazza Loggia del 28 maggio 1974.
«La domanda di revisione secondo noi dimostra che Tarmonte il giorno della strage non era in piazza della Loggia, a Brescia. La presenza fisica in quella piazza ha costituito, infatti, l'elemento di novità che condusse la Corte di assise di Appello di Milano - investita del nuovo giudizio dalla Corte di Cassazione che aveva annullato l'assoluzione dei giudici bresciani - a ritenere falso l'alibi rassegnato dal medesimo e infedele la sua collaborazione con i Servizi Segreti».
Nel processo milanese fu un ex compagno di cella di Tramonte, Vincenzo Arrigo, a riconoscere in una fotografia pubblicata da un quotidiano l'allora giovane Maurizio Tramonte sostenendo che fosse stato lo stesso Tramonte a confidargli che il 28 maggio 1974 era in piazza Loggia. «In quella fotografia, però, non c'è Maurizio Tramonte, una nuova perizia antropometrica e nuove testimonianze escludono che sia lui» sostengono i legali.
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