Strage di piazza Loggia, a processo uno dei presunti esecutori
Il giudice dell’udienza preliminare Francesca Grassani ha rinviato a giudizio Roberto Zorzi. Il 70enne neo fascista veronese sarà davanti alla Corte d’assise della prima sezione penale il 29 febbraio del 2024. Per difendersi dall’accusa di concorso nella strage di piazza Loggia del 28 maggio 1974.
Secondo il procuratore aggiunto Silvio Bonfigli e il sostituto Caty Bressanelli, Zorzi ebbe un ruolo nella fase esecutiva dell’attentato che provocò la morte di 8 persone e il ferimento di altre 102. Su di lui le indagini per la strage arrivarono già nelle ore successive all’attentato. Zorzi fu arrestato nell’immediatezza, ma rilasciato dopo 16 ore in cella di sicurezza.
Di Zorzi che parla di un attentato a Brescia, in una pizzeria frequentata da giovani neofascisti bresciani, una decina di anni fa ha parlato anche la testimone chiave della inchiesta. Zorzi da anni vive negli Stati Uniti, alleva dobermann nello stato di Washington. Anche oggi, come nelle altre occasioni, non era in aula.
Le reazioni
«Siamo soddisfatti, noi chiedevamo il processo e il processo abbiamo ottenuto. Dimostreremo che le prove raccolte sono solide»» ha commentato il procuratore aggiunto di Brescia Silvio Bonfigli, titolare della nuova inchiesta. Teste chiave sarà Ombretta Giacomazzi, che all'epoca frequentava ambienti di destra e militanti tra cui Silvio Ferrari che morì sulla sua Vespa mentre trasportava esplosivo nove giorni prima della strage di Piazza Loggia, e che nel corso delle indagini ha ricostruito le trame nere di quegli anni a Brescia.
«Siamo fiduciosi che con il processo, con un'ampia istruttoria e una valutazione approfondita delle prove si arriverà a dimostrare che Zorzi con l'esecuzione della strage non ha avuto nulla a che vedere» le parole dell'avvocato veronese Stefano Casali che ha rappresentato l'imputato assente in aula. Dove probabilmente non entrerà mai. «Se servirà alla sua difesa, lo faremo venire» assicura il difensore.
Tra le parti civili, con Palazzo Chigi che è stato definitivamente ammesso dopo la decisione in merito della Cassazione che ha definito «un provvedimento abnorme» la scelta iniziale del giudice di escludere il Governo, ci saranno ovviamente i familiari delle vittime di Piazza della Loggia. «Sarà un confronto per ampliare ulteriormente la conoscenza su quanto accaduto il 28 maggio del 1974. La volontà di non voler lasciare cadere nulla, di capire quali responsabilità e quali coperture. Questo processo avrà un grande valore, ci permetterà di conoscere quei rappresentanti della malavita istituzionale che hanno depistato per decenni» il commento di Manlio Milani, presidente di Casa della Memoria.
Milani attende ora la decisione di un altro giudice: lunedì prossimo davanti al gup del tribunale dei Minori di Brescia sarà celebrata l'udienza preliminare a carico di Marco Toffaloni, 16 anni nel 1974, oggi cittadino svizzero e anche lui ritenuto uno degli esecutori materiali della Strage di Brescia. Il prossimo 28 febbraio, invece sarà il giudice Roberto Spanò, presidente della prima sezione e alla sua 22esima Assise dal 2016 ad oggi, a presiedere la prima udienza del processo a Zorzi.
Attualmente lo stesso Spanò, che nel 2023 ha processato e condannato l'ex collega Piercamillo Davigo, è presidente della Corte nel processo per l'omicidio dell'ex vigilessa di Temù Laura Ziliani, con la sentenza prevista per il 28 novembre, il dibattimento a carico del fratello del padre e del fratello di Sana Cheema uccisa in patria in Pakistan per aver detto no al matrimonio combinato, quello a carico di Samir Boughana, accusato di terrorismo e sequestro di persona, mentre inizierà a breve l'assise per l'omicidio di Romano Fagoni, ucciso dalla moglie Raffaella Ragnoli.
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