Stop irrigazione per salvare il Po dall'acqua salata
L’autorità di bacino del fiume Po ha convocato per lunedì una riunione d’urgenza dell’Osservatorio permanente sugli utilizzi idrici. E non è una buona notizia. Se non pioverà (e per ora la pioggia non è prevista), la prossima settimana potrebbero essere assunte decisioni mai registrate prima: «Potrebbe arrivare la decisione di sospendere l’utilizzo dell’acqua per l’irrigazione dei campi nei tratti fluviali lombardi e veneti - afferma Diego Balduzzi, del Consorzio di Bonifica Oglio-Mella - per consentire di aumentare i livelli del Po che sono drammatici».
Lungo i suoi 652 chilometri, il fiume più lungo d’Italia in queste settimane è ridotto a poco più che un rigagnolo, con un livello sotto di oltre tre metri rispetto alla media. E più si abbassano i livelli del corso d’acqua, più penetra l’acqua del mare Adriatico. Nel delta del Po l’acqua salmastra è entrata per oltre quindici chilometri, il cosiddetto «cuneo salino», e già una settimana fa è scattato l’allarme per il rischio che venissero intaccati alcuni bacini di acqua potabile.
Non solo: a rischio, come denunciato da Coldiretti lo scorso mese di febbraio, c’è 1/3 della produzione agricola nazionale fra pomodoro da salsa, frutta, verdura e grano che danno origine alla «food valley» italiana conosciuta in tutto il mondo. Il rilascio di acqua dai bacini montani e le concessioni dei produttori idroelettrici dovrebbero garantire il deflusso minimo per i prossimi dieci giorni, ma potrebbero non bastare a frenare una situazione che i consorzi di bonifica definiscono «disperata e drammatica».
«Non siamo ancora in estate - dice sconfortato Cesare Dioni, direttore del Consorzio Oglio-Mella - e portare a termine una stagione con queste prospettive sarà davvero dura». Tra Lombardia ed Emilia sono già 126 i comuni che a ieri, venerdì 17 giugno, hanno emanato ordinanze di limitazione dell’uso dell’acqua: divieto di irrigazione degli orti e dei giardini, lavaggio delle auto e riempimento delle piscine di casa. Nel bresciano oltre a Tremosine sono una decina i comuni della Valcamonica, tra cui Piamborno, nei quali da ormai due mesi non viene erogata l’acqua nelle ore notturne.
Nel bacino del Chiese, invece, già da marzo l’uso irriguo delle acque è razionato al 50% dal Consorzio di bonifica. «Una crisi di questa portata - afferma Luigi Lecchi, presidente del Consorzio del Chiese - non si è mai registrata prima. Abbiamo scorte per soli dieci giorni. Dopo dovremo abbandonare le irrigazioni dei campi perché l’acqua, forse, basterà solamente per gli usi civici e per gli aspetti igienico sanitari».
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