Staminali: Federico potrà essere curato al Civile

Staminali: accolto dal tribunale di Pesaro il reclamo presentato dalla famiglia di Federico, bimbo fanese di 26 mesi.
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Accolto dal tribunale di Pesaro il reclamo presentato dalla famiglia di Federico, il bimbo fanese di 26 mesi, affetto dal morbo di Krabbe, i cui genitori chiedono che venga sottoposto all’infusione di staminali secondo il metodo Stamina all'ospedale Civile di Brescia.
Lo ha deciso un collegio di tre magistrati.
In precedenza il giudice del lavoro aveva concesso la cura con le staminali, ma a patto di usare una delle 13 Cell-Factory italiane autorizzate dall’Aifa.

La decisione del collegio giudicante del tribunale di Pesaro, composto dai magistrati Nitri, Preziosi e Storti, ha effetto immediato. L’Aifa, l’agenzia italiana del farmaco, non si è costituita in questo procedimento, pur avendo una posizione «ondivaga» nei confronti della cura Stamina, come ha evidenziato la Procura della Repubblica, che aveva espresso parere favorevole all’infusione delle staminali, così come richiesto dalla famiglia del bambino.
Ora per Federico, 26 mesi, si aprono le porte dell'ospedale Civile di Brescia: le sue condizioni erano peggiorate negli ultimi giorni, secondo quanto aveva annunciato la mamma, per la quale la cura Stamina rappresenta «l’ultima possibilità» per il suo bambino.

«Aspettiamo per martedì una telefonata dalla direzione dell'ospedale Civile di Brescia per la data del ricovero di Federico che, ce lo auguriamo, possa essere già questa settimana». Lo ha detto Vito Mezzina, padre di Federico. Papà Vito si è detto «contento» per la decisione dei magistrati pesaresi, «ma assolutamente scontento per chi non ha la possibilità di far valere le ragioni di queste creature, che hanno il diritto di curarsi». «La terapia ha effetti positivi e nessun danno collaterale è stato mai segnalato - ha aggiunto -. Bisogna tenere in considerazione che stiamo parlando di una malattia recessiva, che porta alla morte in breve tempo, e che si tratta di una cura compassionevole».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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