Spaccio ed estorsioni, chieste due condanne per complessivi 13 anni

A processo due fratelli titolari di un bar a Gussago e uno a Concesio. Uno si trova in carcere e l'altro ai domiciliari
Il tribunale di Brescia Foto © www.giornaledibrescia.it
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Secondo la Procura della Repubblica i fratelli Fabio e Maurizio Scarpello, 36 e 31 anni, sono da condannare complessivamente a 13 anni di carcere per i reati di spaccio, estorsione, lesioni e detenzione di armi per cui il sostituto Francesco Carlo Milanesi li ritiene a vario titolo responsabili.

Nell’udienza che si è tenuta giovedì mattina a Palazzo di giustizia infatti nella sua discussione il magistrato ha definito quelle dei due uomini che per alcuni anni hanno gestito un bar a Gussago e, per loro stessa ammissione, anche un giro di spaccio di cocaina tra la città e la Franciacorta, «condotte particolarmente violente». Secondo l’accusa «nell’istruttoria sono stati trovati riscontri precisi alle denunce delle vittime» e «le ammissioni sull’attività di spaccio sono state fatte solo per cercare di mitigare le proprie responsabilità».

Ripercorrendo gli episodi che sono stati oggetto delle indagini dei carabinieri e che sono stati trattati nel corso delle udienze il magistrato ha elencato quelli per cui ritiene che i due fratelli siano da condannare e ne ha evidenziato invece uno per cui ritiene siano da assolvere. In conclusione il sostituto Milanesi ha chiesto la condanna a sei anni e otto mesi per Maurizio Scarpello e sei anni e quattro mesi per il fratello Fabio. Determinante era stata la testimonianza di una delle presunte vittime, un operaio che per un periodo era stato dipendente dalla cocaina e che aveva accumulato alcune migliaia di euro di debiti con i due fratelli. In aula aveva detto «mentre stavo andando a lavorare uno dei due fratelli mi ha tagliato la strada e mi ha costretto a fermarmi e poi ha chiamato suo fratello. Mi hanno preso a calci e pugni e mi hanno lasciato in mezzo alla strada».

L’indagine era partita dalla denuncia della moglie di una delle vittime: «stanca delle minacce e di aver visto mio marito tornare a casa con i lividi ho deciso che la misura era colma».

L’udienza è stata aggiornata al sei aprile prossimo per la discussione delle difese ed eventuali repliche.

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