Sos da Canton Mombello: «Dalla lavatrice al lavoro, qui manca proprio tutto»
Un servizio di lavanderia interna che consenta loro di indossare vestiti se non asciutti, quanto meno puliti. Uno sportello anagrafe anche solo per avere, senza dover affrontare burocrazie impossibili per chi sta in cella, uno stato di famiglia necessario per accreditare ai colloqui la moglie, il fratello o il figlio.
Ma anche il riscaldamento, fino a ieri spento, e pure, una volta espiata la propria colpa, una residenza diversa da via Spalti San Marco 22 «perché con quell’indirizzo un lavoro non te lo dà nessuno».
E ancora la disinfestazione dalle zanzare, «che a Canton Mombello hanno la pelliccia», e la riattivazione dei lavori socialmente utili. Vogliono qualcosa da fare, anche a titolo gratuito, in attesa di un’occupazione, di una casa, di una residenza e di una vita vera. Perché quella alla quale i detenuti stanno sopravvivendo all’interno del carcere cittadino di vero non ha certo le aspettative, ma solo i problemi. Talmente piccoli, per chi sta fuori, che il più delle volte si fa anche fatica ad immaginarli. Talmente grandi, per chi sta dentro, che pare impossibile immaginarne le soluzioni.
Da ieri, però, chi sta fuori avrà qualche difficoltà in più a dire di non sapere. In occasione della relazione annuale di Luisa Ravagnani, Garante dei detenuti, ospite della direttrice Francesca Paola Lucrezi, la commissione comunale per i Servizi alla persona è entrata in carcere, cosa che non faceva dal 2019, ed ha preso nota dalla viva voce dei detenuti - erano una cinquantina quelli seduti nella platea del teatro dell’istituto di pena - delle cose che non vanno.Un’occasione alla quale i padroni di casa si sono aggrappati come ci si aggrappa ad una scialuppa di salvataggio e alla quale i commissari hanno replicato con più voci e una risposta sola: «Ci saremo». Quanto e quando potranno farlo, con il governo della città in scadenza e le elezioni dietro l’angolo, non è detto. L’intenzione però c’è, come hanno ribadito l’assessore Marco Fenaroli e le consigliere Donatella Albini e Melania Gastaldi.
Le criticità
Dopo aver ricordato che il problema dei problemi di Canton Mombello è il sovraffollamento, risparmiando un dato ormai sterilizzato dalla sua cronicità, Luisa Ravagnani ha evidenziato come si sia acuito quello legato ai suicidi. «Sono in aumento - ha detto - anche a Brescia, segnale questo che un’alternativa al carcere non si può trovare, ma si deve trovare. Servono alternative fuori e per crearle occorrono sinergie con il mondo esterno e con le istituzioni. Senza lavoro non c’è casa e anche l’accoglienza esterna non serve a niente».
Sollecitati da Santino, da Walter, ma pure dalla copertina della relazione del Garante realizzata da Cesare - che si è immaginato Canton Mombello come una corriera che non riesce a muoversi sotto il peso delle persone stipate al suo interno, ma anche sul tetto e aggrappate alle portiere e ai parafanghi - gli amministratori comunali hanno detto di non poter prendere impegni per il lungo periodo, ma per il breve faranno quanto possibile. «Per la lavanderia interna - ha risposto Fenaroli - penso non ci saranno problemi a cercare poste in bilancio per provvedere.
Fattibile credo che sia anche la riattivazione dei lavori di pubblica utilità. Quanto invece al tema della residenza, al fatto che i comuni spesso la neghino a chi esce dal carcere, posso dire che quello di Brescia cercherà di fare la sua parte. Io posso attivarmi in prefettura e all’Acb per segnalare la questione». Una speranza che, per chi sta dentro, ha tutta il peso dell’urgenza. «Se voi non ci sarete potreste lasciare un appunto scritto a chi vi succederà» conclude Santino, assalito dal dubbio che il proficuo dialogo di oggi non si tramuti nei fatti di domani.
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