«Sono un soldato e non ho paura, noi resistiamo»

Il 47enne designer ucraino partito da Brescia ha finito il periodo di addestramento: «Sono ufficialmente un soldato dell'esercito ucraino»
Roman O’Leg ha lasciato Brescia per tornare in Ucraina a combattere - Foto © www.giornaledibrescia.it
Roman O’Leg ha lasciato Brescia per tornare in Ucraina a combattere - Foto © www.giornaledibrescia.it
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Giura di non avere paura di morire sotto il fuoco nemico. «Non più di quella di essere coinvolto in un incidente stradale» racconta Roman O’Leg. Lo abbiamo conosciuto nelle ultime settimane per la sua scelta di lasciare Brescia e un impiego da designer, per tornare in Ucraina e arruolarsi per difendere la Patria.

«Sto per partire. Ora sono ufficialmente un soldato dell’esercito ucraino. Ho finito l’addestramento di base che devono fare tutti quelli che hanno deciso di arruolarsi in questi ultimi due mesi. Non posso dire come sarò impiegato sul terreno di guerra. È un dato che deve rimanere riservato» spiega il 47enne nato a Leopoli. Che analizza poi i primi 50 giorni di guerra. A partire da uno degli ultimi atti: l’incrociatore russo affondato. «È una grande sconfitta di Putin e una grande vittoria dell’esercito ucraino» spiega Roman O’Leg che immagina una guerra ancora lunga. Ben oltre la data del 9 maggio indicata dai russi come possibile termine del conflitto.

«Il loro comportamento non è razionale e solo Putin sa cosa faranno nei prossimi giorni. Di sicuro non si fermeranno. Il loro piano di guerra lampo è fallito. Non hanno preso nemmeno una grande città, non hanno ottenuto risultati visibili e ora stanno decidendo come muoversi. Putin - prosegue l’ex designer partito da Brescia e ora arruolatosi nell’esercito ucraino - cerca i traditori tra i suoi uomini, segno che è sempre più furioso perché le cose non stanno andando come aveva immaginato. Può registrarsi qualcosa di ancora peggio rispetto a quello che abbiamo visto fin qui o al contrario può verificarsi una rottura interna nel sistema russo. Noi continuiamo a tenere duro».

La parole d’ordine, anche nei campi di addestramento che Roman O’Leg ha frequentato nelle ultime settimane è non arretrare. «Dopo 50 giorni - spiega il 47enne - emergono la resistenza ucraina e l’incompetenza dell’esercito russo e di chi lo guida. Più passa il tempo e più armi arrivano in Ucraina. Inizialmente non sono state fornite armi efficaci dagli altri paesi perché c’era la convinzione che i russi avrebbero vinto in pochi giorni e quindi i nostri alleati non volevano che quelle armi finissero nelle mani russe, come accaduto durante la guerra in Afghanistan con i talebani che si sono armati a spese degli americani. Ma non è andata così:noi resistiamo».

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