Sono 225 i minori non accompagnati gestiti dal Comune di Brescia
I numeri sono eloquenti. Non c’è niente di meglio che possa spiegare la complessa situazione dei minori stranieri non accompagnati a Brescia.
Il fenomeno - prima relegato solo a poche città - è esploso nei primi mesi dell’anno in tutta Italia e oggi anche il nostro territorio accoglie più di 200 ragazzi. «Sono 225 - precisa l’assessore con delega alle Politiche per la persona, Marco Fenaroli -, dai quindici fino ai diciotto anni e quasi tutti maschi, che arrivano in questura o in stazione e hanno bisogno di essere ospitati, come indicato dal tribunale dei minori».
L’Amministrazione comunale, dunque, deve per legge prendersi in carico i minori che arrivano in città, gestendoli poi con l’aiuto di una cooperativa che ha una struttura a Quinzano d’Oglio. Tutte le spese sono in carico al Comune di Brescia, obbligato a ospitare e - soprattutto - a garantire tutti i servizi. Vitto, alloggio e formazione dovuta alle persone per permettere loro la giusta integrazione, in totale 100 euro al giorno per ogni ragazzo.
«Sono percorsi guidati - continua Fenaroli - perché cerchiamo anche di sapere se i ragazzi hanno un punto d’appoggio, magari in famiglie o conoscenti nel Bresciano, ai quali chiediamo un affido temporaneo. L’idea, già diventata realtà in alcuni casi, è quella di versare alla famiglia che ospita 500 euro al mese: l’affidamento omologo è senza dubbio una situazione che ci piace di più, scavalca molti problemi e permette un inserimento migliore dei ragazzi». La questione certamente non è solo economica, ma 500 euro al mese sono meglio che 100 al giorno, anche perché l’Amministrazione ha dovuto necessariamente effettuare una revisione di bilancio, passando dai 4 milioni e 370mila euro previsti, agli 8 milioni e 700mila euro attuali. Alla struttura che ospita i minori il Comune versa mensilmente almeno 400mila euro al mese: una spesa che dovrebbe poi essere estinta dal Governo.«Il quadro rappresenta una situazione di grandissima difficoltà, però ci stiamo impegnando per garantire un futuro ai ragazzi - sottolinea l’assessore -. Prevalentemente sono maschi, provengono quasi tutti dall’Egitto e alcuni dalla Tunisia, mentre alcuni mesi fa c’è stata una fase con molti ragazzi albanesi. Questi hanno seguito dei corsi, anche grazie all’Ance dei Costruttori di Brescia, e raggiunti i diciotto anni sono riusciti ad entrare nel mondo del lavoro».
Il meccanismo di accoglienza prevede che i minori in arrivo sul territorio provinciale finiscano in carico al capoluogo. «Sono numeri che Brescia non ha mai conosciuto - conclude Fenaroli -. Negli anni scorsi i ragazzi che occupavano il centro erano 30 o 40 all’anno, adesso ci sono più di 200 persone e sono aumentate costantemente. Non è vero che Brescia dice di no ai profughi o ai migranti, è che i numeri sono alti. Partecipiamo in maniera più o meno diretta alle attività del Cas e del Sai e abbiamo ospitato 56 famiglie che sono state respinte in altri posti».
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