Sonico, senza manutenzione il Re diventa una furia

Ore di lavoro per ripulire case e strade, resta il problema della manutenzione. E la paura, per chi vive a Sonico, non è passata.
Sonico, senza mezzi non si fa prevenzione
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L’incipit è stato in quota, a 1.600 metri, sotto il sentiero che dal monte Colmo porta a Malga Stain: qui, tra mezzanotte e mezza e l’una e trenta, sono caduti 45 millimetri di pioggia. Il Re, in questo punto, ha una pendenza elevata e ha incrociato una piccola frana, creando il primo sbarramento. La colata ha percorso l’impluvio ed è entrata nel bosco, dove da tempo non viene fatta manutenzione, incontrando decine di piante sradicate, che ha trascinato con sé.

Ecco, in sintesi, come si è formata l'onda di acqua e fango che martedì mattina ha attraversato Sonico. Sopra l’abitato, vista la quantità di materiale portato a valle dall'acqua, si è creato un altro effetto diga in corrispondenza della briglia dov’è stato deviato il corso d’acqua. Entrando tra le case, dove normalmente scorre tranquillo, il Re è stato di nuovo fermato dai ponticelli, formando ancora sacche d’acqua.

L'esondazione è stata frutto di piogge eccezionali, dunque, ma anche di problemi di manutenzione dell'alveo del torrente e del bosco circostante. La Regione ha stanziato 75mila euro per i primi interventi e per la rimozione di fango e detriti tra le case, ora bisogna evitare che il fenomeno si ripeta. L'impressione è che il bosco soffra di una mancanza di pulizia ordinaria, attività di manutenzione un tempo comuni ed ora, complice il cambiamento sociale, demografico ed economico della Valle, meno costanti.

«E'  necessario svasare l’apice e la briglia dal materiale, rimuovere gli ostacoli lungo il Re, demolire e ricostruire i ponticelli e ripristinare il normale scorrimento», spiega Gian Battista Sangalli, presidente della Comunità montana. 

Mentre il sindaco di Sonico, Giambattista Pasquini, chiede fondi per una manutenzione costante, («Altrimenti saremo sempre a rischio disastro») gli abitanti di Sonico sono rientrati tutti nelle loro case. Il lavoro per ripulire dal fango è lungo, ieri non c'è stato un attimo di riposo tra volontari, vicini di casa, Vigili del fuoco, uomini della Protezione civile.

La situazione sta tornando alla normalità, ma il ricordo di quel finimondo è destinato a durare più del fango. «Veniva giù un fiume di fango e detriti con l'acqua alta mezzo metro - racconta il comandante della stazione dei carabinieri di Edolo, il maresciallo Rosario Fazio -. La gente aveva paura, più passava il tempo e più la marea di materiale cresceva».

Fazio è stato tra i primi ad intervenire, assieme ai suoi colleghi, per svegliare chi ancora non si era accorto cosa stesse accadendo. 

«Ho visto l'acqua che veniva giù, ho avuto una paura terribile - ricorda Ida -. Poi è suonato il campanello, icarabinieri mi hanno dato cinque minuti per prepararmi. Sono uscita con mia figlia ancora in pigiama».

«Io mi sono rifugiato sul tetto del garage, siamo rimasti là sopra a vedere venire giù il fiume di fango, massi e alberi - racconta un altro abitante di Sonico, impegnato a ripulire col badile -. Casa mia è stata colpita in pieno, poco distante da qua un garage si è completamente riempito d'acqua. Quando l'hanno aperto l'auto è schizzata fuori».

Il rumore della scorsa notte se ne è andato. Nelle vie del paese e in alcune abitazioni si vede ancora il segno del livello raggiunto dal fango. E il torrente Re, a vederlo tranquillo rientrato nei ranghi, non sembra nemmeno capace di un disastro simile. Ma è solo un'impressione.

 

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