Sollevazione digitale: «Lo spiedo va salvato»

Il 42% delle risposte al nostro quesito online parla di «duro colpo alla tradizione bresciana»
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Da Gussago a Serle, dal centro alla periferia, dai post ai tweet sui social, fino al «di’ la tua» sul nostro sito internet, il coro si trasforma in un boato digitale: «Salvate lo spiedo bresciano». È stato, forse, toccato un piatto totemico per la comunità.

Una notizia condivisa da molti via Facebook, così come massiccia è la risposta degli internauti al nostro interrogativo - «La nuova legge sulla caccia vieta la vendita di uccelli selvatici. E lo spiedo...?» -, al quale il 42% ha risposto con «cambierà sapore, duro colpo per una tradizione tutta bresciana». Seguono i lettori convinti che questa disposizione sia giusta, in quanto «tutela le specie che lo meritano» (30%).

È comunque prevalente la contrarietà forte o quanto meno sostanziale a tale revisione.

E i commenti sui social sono tra i più disparati. «Lo spiedo è una tradizione bresciana e non si tocca» è il pensiero predominante, cui fa seguito quello di chi sta già pensando a possibili escamotage del tipo: «Basterà regalare lo spiedo nei ristoranti e far pagare le bevande»; e quello di chi, con ironia, dichiara: «Queste sono le leggi di cui abbiamo bisogno per risolvere i veri problemi italiani»; e, ancora, il pensiero di chi chiede semplicemente: «Invece il pollo e il coniglio sullo spiedo non avrebbero lo stesso diritto di un fringuello?»

Ci sono poi lettori che propongono una raccolta firme per rivedere la legge. E spazio trovano anche messaggi più politicizzati: «Però, guai a chi tocca il kebab...», oppure: «Lo mangeremo di contrabbando... sarà molto più buono». Vegani e vegetariani, infine, sono soddisfatti: «Si vive lo stesso senza, anzi meglio. Il cuore ti "ringrazia"!»

Una notizia, insomma, che sta generando una vera esplosione mediatica; una novità accolta dalle lodi di animalisti e vegetariani, ma che ha trafitto il cuore di numerosissimi amanti del piatto tradizionale bresciano, a rischio estinzione dopo l’entrata in vigore delle modifiche alla legge nazionale della caccia (157/92) che impedisce la vendita di qualsiasi uccello selvatico, esclusi i volatili di grossa taglia.

Federico Bernardelli Curuz

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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