Sofia morì di malaria, la mamma: «Il contagio nell'ambulatorio»

Parla la mamma della bimba di 4 anni che morì a Brescia dove giunse in condizioni disperate dopo il contagio avvenuto a Trento
Ospedale (simbolica)
Ospedale (simbolica)
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«Il contagio della nostra bambina è avvenuto nello stesso ambulatorio in cui precedentemente era stato fatto un prelievo alla bambina del Burkina Faso ed effettuato dalla stessa infermiera».

Così la mamma di Sofia, la bambina trentina di 4 anni morta per malaria il 4 settembre 2017, parla per la prima volta della vicenda, in un'intervista ai quotidiani locali Trentino e l'Adige. Per la morte della piccola l'inchiesta della Procura di Trento si era chiusa a marzo con un'indagata, un'infermiera dell'ospedale di Trento.

«A Sofia è stata somministrata più volte dell'acqua fisiologica per poter fare il prelievo dall'agocannula. Io ero presente e credo che quello sia stato il momento del contagio» prosegue la donna a proposito dei momenti in cui la figlia era nel reparto di pediatria del Santa Chiara di Trento, dove altri pazienti erano risultati positivi proprio alla malaria, prima di essere trasferita d'urgenza al Civile di Brescia, quando la situazione è precipitata, proprio per la malaria. 

«Non crediamo ci sia stata intenzionalità - precisa - ma di sicuro un errore mortale è stato fatto». La madre e il padre della piccola ringraziano investigatori e magistrati per le indagini, «altrettanto non possiamo di certo dire - aggiungono - per quanto riguarda la condotta che sino ad oggi ha tenuto, nei nostri confronti, la struttura ospedaliera. Se infatti nei giorni immediatamente successivi alla morte di Sofia vi erano stati, da parte loro, contatti abbastanza frequenti, che forse, col senno di poi, erano motivati da altre intenzioni, in seguito la loro condotta è radicalmente mutata. A fronte delle nostre legittime istanze volte a rivedere le procedure ed i protocolli che dovrebbero disciplinare i prelievi ematici, l'Azienda sanitaria è rimasta nel più assoluto silenzio». 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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