Sofia, la seconda infusione responsabilità morale

L’Azienda ha ritenuto di doversi far carico prioritariamente della salute della paziente, assumendosi la responsabilità morale
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Sul caso di Sofia, la bimba fiorentina di tre anni e mezzo affetta da una grave malattia degenerativa, gli Spedali Civili di Brescia confermano con una nota che l'"impegno dell’Azienda è limitato al caso di Sofia ed esclusivamente alla seconda infusione, avendo l’autorità giudiziaria stabilito anche per Sofia di rivolgersi presso una cell factory».

«Detta scelta - precisano - non potrà riguardare altri casi in mancanza di precise e formali decisioni delle Autorità sanitarie e/o giudiziarie, che autorizzino o impongano la somministrazione della terapia con cellule non prodotte presso le cell factories autorizzate».

Dopo la comunicazione del ministero, gli Spedali Civili si erano «immediatamente attivati presso la cell factory dell’Ospedale Maggiore di Milano e la Stamina Foundation, nella persona del prof. Vannoni, affinchè le stesse provvedessero a collaborare, per quanto di competenza, con le modalità indicate nei comunicati del Ministro».

«Non essendo risultati i tempi per così procedere utili a garantire la tempestività richiesta dalle condizioni di salute della paziente, come da necessità e urgenza segnalata del medico prescrittore, - precisa ancora la nota - l’Azienda ha ritenuto di doversi far carico prioritariamente della salute della paziente, assumendosi la responsabilità morale di procedere direttamente alla seconda infusione, fermo restando che la somministrazione avverrà sotto la responsabilità clinica del medico prescrittore e che ogni altra responsabilità, giuridica e amministrativa, è stata esplicitamente assunta da parte dei genitori di Sofia».
 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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