Social network in crisi, via dalla pazza folla
Il primo sintomo è l’ansia da spunte blu in WhatsApp. Passino il tempo reale e il «volemose bene» anche in digitale, ma l’orario dell’ultima connessione che innesca le manie di controllo «visualizzi e non rispondi», anche no.
Poi sale la nausea da bombardamento di idiozie in Facebook. A ogni scrollata c’è qualche meme demenziale, la zia che condivide i cagnolini per «una giornata ke sia magnifica per tt», le fake news sui migranti, lo sciorinio indecente di commenti ovunque, le foto di taglieri di salumi e cruscotti roventi
Poi ci si mette anche Instagram, traditore, che ci aveva illusi di essere un social diverso e invece già pullula di #adv, concorsi e stories dettagliate (e sempre uguali) di brindisi in piazzale Arnaldo. Per non parlare di tutti che diventano influencer: di fitness, di estetica, di come si inscena l’amore perfetto. Non viene anche a voi una gran voglia di scendere dalla giostra?
Di digital detox se ne parla sempre più spesso, non solo per i privati ma anche per le aziende. Ha fatto notizia l’abbandono di Unicredit dei suoi account social: preferiscono «valorizzare i canali digitali proprietari (sito web ndr) per garantire un dialogo riservato e di alta qualità». Insomma, dopo il boom della condivisione compulsiva, si torna a casa. Che bello essere ancora in tempo.
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