Soccorsi: viaggio nel «dopo 118» tra luci e ombre
I bresciani che avevano bisogno di soccorso medico erano abituati a chiamare il 118 ed a sentir rispondere un infermiere. Adesso, dopo aver parlato con un operatore del numero unico di emergenza 112 che filtra e smista le chiamate, rispondono alle domande di un operatore tecnico della Sala operativa regionale di emergenza urgenza di Bergamo (Soreu). È un soccorritore esecutore con un’esperienza di almeno 5 anni e alcuni mesi di formazione, e con un’intervista telefonica assegna il codice di gravità all’evento.
Questa nuova prassi fa parte della prima fase del nuovo sistema regionale dell’emergenza urgenza, per Brescia operativo da maggio. Infermieri e medici intervengono in quella successiva.
Nel frattempo tocca agli operatori di flotta inviare i mezzi di soccorso. Il sistema con il numero unico di emergenza è stato adottato perché lo impone la normativa europea. Di per sé, allunga i tempi di intervento di circa un minuto. A riconoscerlo sono gli stessi addetti ai lavori, che non nascondono le criticità evidenziate dalla cronaca nelle ultime settimane, ma che chiedono tempo per rodare il meccanismo.
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