Smog, «cresce la mortalità per malattie respiratorie e cardiache»

«C’è una letteratura che testimonia che più alto è l’inquinamento più aumenta la mortalità»: a dirlo è Carlo Signorelli, presidente del Siti
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«Lo smog di questi giorni sta sicuramente già facendo i primi morti, soprattutto per malattie respiratorie e cardiache, anche se è ancora presto per capire l’entità del fenomeno». 

Lo sottolinea Carlo Signorelli, presidente della società di Igiene e Medicina preventiva (Siti).

«C’è una letteratura che testimonia che più alto è l’inquinamento più aumenta la mortalità - spiega Signorelli -, è probabile che nelle aree urbane ci possa essere un numero di morti giornaliere superiore. Alla fine di questo periodo si potranno già valutare gli effetti. Le cause principali sono quelle cardiache e quelle respiratorie, ma bisogna precisare che questo aumento si verifica normalmente nei soggetti a rischio». 

Uno studio statunitense ha calcolato che ogni 10 microgrammi di aumento delle polveri più sottili, il pm2,5, la mortalità aumenta del 3%. Una ricerca scientifica condotta a Brescia invece ha verificato che quando le polveri vanno sopra i 50 microgrammi gli infarti crescono del 12%. 

Più difficile, spiega Signorelli, valutare gli effetti a lungo termine. «L’Oms recentemente ha attribuito 68mila morti per lo smog all’Italia - sottolinea il presidente della Siti -, ma il dato mi sembra un po’ sovrastimato, dipende molto dal metodo usato per fare il calcolo. Un’altra cosa sono i morti in più verificati dall’Istat per il 2015, sulle cui cause ancora non si sa nulla. Potrebbero essere dovuti a smog come a mancati vaccini, è presto per dirlo».

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