Sileo: «Il Covid circola, ma si deve continuare con i vaccini»

Il direttore di Ats Brescia spiega come funziona il tracciamento in Lombardia
I ricoveri ospedalieri per Covid aumentano, ma lentamente
I ricoveri ospedalieri per Covid aumentano, ma lentamente
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Il vaccino anti Covid-19 evita la malattia più grave, ma non previene l’infezione. «È sufficiente confrontare i dati dei ricoveri di quest’anno rispetto al numero di tamponi effettuati con quelli dello scorso anno, stesso periodo, per rendersi conto quanto sia importante che il 90% della popolazione sia vaccinata. Ma il virus circola ancora, l’immunizzazione perde valore con il trascorrere del tempo e non in tutte le persone si ha la stessa risposta anticorpale. Dunque, non ci si deve fermare nè con la terza dose nè con la vaccinazione nei più piccoli».

Il direttore di Ats. Claudio Sileo, direttore generale di Ats Brescia (Agenzia di tutela della Salute) non è stupito per la crescita del numero di contagi. «Una crescita attesa, anche se è vero che la maggior contagiosità della variante omicron, che gradualmente diventerà prevalente rispetto alla Delta, deve spingerci a rispettare tutte le precauzioni per prevenire il contagio, a partire ovviamente dalle vaccinazioni. Tuttavia, non si esce dalla pandemia solo con le vaccinazioni - continua il dg -. Osservando i dati, vediamo che l’occupazione degli ospedali da parte di malati Covid è significativa, ma nemmeno troppo: basti pensare che ci sono quindici malati gravi in terapia intensiva in una provincia di 1,2 milioni di abitanti. Abbiamo molti strumenti per evitare la malattia più grave, ed è quanto vogliamo. Ad esempio: sul totale dei nuovi contagi - ieri oltre 800, ndr - quelli che hanno sintomi sono circa la metà. E quasi tutti - i dati dei ricoveri sono significativi, ma si parla di meno di duecento in tutta la provincia - vengono curati a domicilio e non affollano i pronto soccorso. Poi, non dimentichiamo che su quindici persone con Covid ricoverate in terapia intensiva, dodici non sono vaccinate. Se per i vaccinati la malattia è meno pesante, per chi non lo è la gravità del Covid è uguale a quella di chi si ammalava all’inizio della pandemia. Certo, abbiamo strumenti terapeutici, ma non è esattamente una passeggiata».

Prevenire significa anche avere la capacità di garantire un adeguato tracciamento ed individuare in tempi rapidi tutti i contatti dei positivi e dei malati. «Per il tracciamento, in Lombardia adottiamo un programma validato - continua Sileo -. Ora ci sono automatismi per avvisare la persona che è positiva al SarsCov2: mandiamo un sms sul numero di cellulare che hanno lasciato al momento del tampone - purtroppo, c’è anche chi lascia volutamente numeri sbagliati - e loro si collegano al nostro sito (ats-brescia.it) dal quale scaricano il certificato di isolamento che è di dieci giorni per tutti, vaccinati e non. Sempre sul sito di Ats la persona positiva deve indicare il nome dei suoi contatti stretti, ovvero persone con le quali convive o che ha un rapporto molto ravvicinato. I contatti stretti di positivi devono rimanere in isolamento sette giorni se vaccinati e dieci se non lo sono. Al termine, se il tampone molecolare è negativo (tampone in questo caso gratuito, sempre dal sito di Ats si scarica il certificato di fine quarantena) e in automatico la persona è libera da obblighi sanitari».

Sul fronte dei ricoveri, il dg di Ats conferma che ci sono molte strutture che sono sulla linea di confine tra la fase 2 e quella 3 per numero di malati Covid. Al Civile sono 120, di cui 15 in terapia intensiva; all’Asst Garda ci sono 40 ricoverati, con alcuni posti attivati in semintensiva; all’Asst Franciacorta i ricoverati ieri sera erano 29. Da oggi ufficialmente iniziano a ricoverare anche i privati, ovvero Poliambulanza e Istituti ospedalieri bresciani del Gruppo san Donato. In totale, quaranta posti letto a disposizione che verranno occupati gradualmente. Nella nota regionale è scritto che devono ricoverare «i casi urgenti che sono arrivati nei loro ospedali per altre cause e che sono risultati positivi al SarsCov2; oppure pazienti Covid giunti in Pronto soccorso, purché la malattia non sia in forma grave (in quel caso, l’ospedale di riferimento è il Civile); infine, pazienti che vengono trasferiti da altre strutture pubbliche bresciane. In quest’ultimo caso, il coordinamento è di Areu, l’Agenzia regionale emergenza ed urgenza». Dopo le dimissioni. Per i pazienti Covid che vengono dimessi dagli ospedali per acuti, ma che hanno ancora bisogno di un periodo di assistenza e di riabilitazione prima di ritornare a casa, ci sono oltre cinquanta posti letto attivati su tutto il territorio della nostra provincia. Nello specifico, 15 posti a Villa Gemma e Barbarano; 13 posti a Prevalle e, da metà gennaio, altri 24 posti nella sede della comunità «Il Gabbiano» di Pontevico.

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