Sieropositivo con minori, l'esperto: «Test dell'Hiv, ecco come»

Il professor Castelli, esperto di Malattie infettive, raccomanda ai ragazzi che temano il contagio: «Fate il test, è facile e anonimo»
VINCERE LA VERGOGNA, FARE IL TEST
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«Chiunque si sente a rischio deve assolutamente e con fiducia rivolgersi al proprio medico di medicina generale oppure alle strutture ospedaliere, oppure ancora ai servizi territoriali dell'Ats (l'ex Asl). Esiste anche la possibilità di fare i test in anonimato, come pure quella di colloqui con i sanitari».

Un invito chiaro quello che arriva dal professor Francesco Castelli, direttore della Scuola di specializzazione in Malattie infettive dell’Università degli Studi di Brescia. Il medico, dal suo studio nella palazzina dedicata allo studio e alla cura di questo tipo di patologie all’interno dell’Ospedale Civile ricorda che i rischi per il singolo rapporto sono bassi ma non possono essere comunque sottovalutati.

«Questo rischio è tanto maggiore quanto più traumatico è il rapporto: fortunatamente il rischio di un singolo atto sessuale non è elevatissimo, ma certamente chi pensa di essersi esposto deve certamente fare il test per verificare che non sia avvenuto il contagio».

Il caso del 56enne di Collebeato che adescava minorenni cui proponeva rapporti non protetti ha portato alla luce un vero e proprio allarme: dall’ospedale l’invito è quello di vincere la vergogna.

«Noi abbiamo il dovere di prenderci carico del problema sanitario delle persone: la Polizia non è negli ospedali: viene chiamata laddove ci siano delle condizioni che fanno ipotizzare un reato, non il timore di essere stati infettati».

Trattandosi di potenziali pazienti giovanissimi, addirittura minorenni, il professore ha ricordato come le priorità siano la cura e la facilità di accesso ai test.

«Il costo è di pochi euro e la tempistica di pochi giorni. Quindi una prassi cui si può provvedere in modo semplice e che può essere fatto presso le strutture sanitarie della nostra provincia, in alcuni casi anche in assoluto anonimato. Spaventa più l'idea che l'effettiva logistica per farlo».

 

 

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