Siamo il Paese europeo con il più alto rischio batteriologico

Cosa si muove dopo la morte del neonato al Civile: l'Italia, con i suoi 7.000 decessi all'anno, è la nazione europea più a rischio
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La Serratia marcescens, il batterio che ha causato il decesso del bimbo nato prematuro e che era in cura agli Spedali Civili di Brescia, non è l'unica infezione ospedaliera con batteri resistenti agli antibiotici, né la più pericolosa: «Secondo l'Oms - spiega Andrea Gori, direttore dell'unità operativa Malattie Infettive del Policlinico di Milano - nel 2050 le infezioni batteriche sostenute da ceppi multiresistenti saranno 10 milioni, e saranno la prima causa di morte nei paesi industrializzati». 

Al di là del caso specifico, «il problema della multiresistenza - spiega l'esperto - è dato proprio dalla cattiva gestione e uso degli antibiotici: le infezioni sono ormai un allarme globale. Si tratta di infezioni che si trasmettono per la stragrande maggioranza tramite il contatto con le mani. Alcuni pazienti sono colonizzati con questi patogeni, ed è di solito personale medico e paramedico che crea situazioni di epidemia nei reparti perché non osserva comportamenti corretti, come il lavaggio delle mani». Nel 2017, prosegue Gori, il centro europeo per il controllo e la prevenzione delle malattie (Ecdc) «ha fatto una visita in Italia proprio per discutere del problema. E ha confermato che la resistenza agli antimicrobici è allarmante e rappresenta una seria minaccia alla salute pubblica su tutto il territorio nazionale».

Si tratta di un problema globale, ma l'Italia «è il paese europeo in cui questo problema è più diffuso e più importante», in modo particolare nei reparti di Terapia Intensiva e Geriatria. «Soprattutto con Enterobacteriaceae resistenti ai carbapenemi, Acinetobacter baumanii e Staphylococcus aureus meticillino-resistente che sono diventati iper-endemici, ponendo l'Italia tra gli stati europei con più alti livelli di resistenza». È una questione su cui gli infettivologi «stanno lottando da anni - conclude Gori - e da tempo Regione Lombardia sta lavorando a un piano per affrontare questa emergenza. Ma se non sarà presa da tutti in seria considerazione, il rischio per l'immediato futuro sarà quello di compromettere interventi medici chiave, come trapianti di organo, interventi chirurgici e pazienti critici». 

Intanto Gaetano Chirico, primario del reparto di terapia intensiva neonatale degli Spedali Civili di Brescia dove è morto il piccolo che ha contratto il batterio Serratia marcescens, ha dichiarato «Siamo alla ricerca del focolaio originario dell'infezione, ma non siamo certi di trovarlo. Si tratta di un batterio molto diffuso».

 

 

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