Si incatena fuori dall'ospedale: la protesta contro il precariato
Una voce singola che fa da megafono simbolico a tante, troppe, storie simili. Questa mattina una donna, dipendente di una cooperativa che si occupa del servizio mensa per diverse aziende ospedaliere, si è incatenata fuori dalla Poliambulanza di Brescia per protestare contro il precariato della sua situazione lavorativa.
Catena al polso fino a un palo e un cartellone al collo con la scritta «mobbing», la donna - cittadina italiana con origini russe e residente a Rovato - ha voluto così condividere con la cittadinanza la sua protesta e il suo disagio. Da anni, racconta, è costretta a subire cambiamenti repentini che la spostano di sede in sede e di città in città. L’ultimo episodio è recente: la cooperativa le ha chiesto di trasferirsi a Vicenza, ennesimo trasferimento all’orizzonte. Per questo la donna ha deciso di manifestare il suo dissenso, frutto - racconta - di anni di instabilità lavorativa e conseguente malessere psicologico.
La protesta di oggi riflette in realtà un fenomeno diffuso in provincia di Brescia, dove il precariato ha ormai sostituito l’idea del posto di fisso di un tempo. Come abbiamo raccontato nella recente inchiesta sul lavoro, nel 2021 il 76,4% delle pratiche di avviamenti al lavoro è stata per contratti flessibili (a progetto, somministrazione e tempo determinato) a fronte del 23,6% degli a tempo indeterminato e apprendistati. Dati alla mano, quest'ultimo segna il valore più basso negli ultimi anni, a dimostrazione di come il precariato sia una piaga che continua ad affliggere sempre più persone.
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