Sgominata banda che operava nel Bresciano
Era un’organizzazione composta da serbi, ma la loro base operativa era nel Bresciano, a San Zeno. Quattro le ragazze molto giovani che i cinque avevano ridotto in schiavitù per farle prostituire sulla strada a Ospitaletto, lungo la Ss11.
Una delle ragazze è riuscita ad avvisare il padre in Serbia, a fine giugno, e a far scattare le indagini dei carabinieri di Brescia, per poi essere liberata. Altre due pochi giorni prima si erano liberate scappando dalla finestra dell’appartamento e aggrappandosi ad alcune lenzuola appese, una quarta è stata liberata dai militari lo scorso 8 ottobre, quando è scattato il blitz transnazionale.
Due malviventi sono stati fermati a San Zeno, tre in Serbia, grazie alla stretta collaborazione con le forze dell’ordine di quel paese. I tre stavano portando in Italia due minorenni di 15 e 16 anni, ingannate dalla prospettiva di trovare lavoro nel nostro Paese. I cinque sono accusati di associazione a delinquere finalizzata alla tratta di persone e alla riduzione in schiavitù oltre al favoreggiamento e allo sfruttamento della prostituzione.
Secondo la testimonianza delle stesse vittime, le ragazze venivano picchiate nel caso in cui si fossero rifiutate di lavorare per l’organizzazione criminale e tenute segregate in casa per giorni, private dei documenti personali, costrette a dare tutto ciò che guadagnavano ai loro aguzzini. A fronte delle diverse centinaia di euro che guadagnavano, la banda dava loro poche decine di euro al giorno per comprarsi un panino e poco più, e pure le telefonate che facevano venivano contingentate.
I risultati dell’operazione sono stati presentati in procura dal procuratore capo Nicola Maria Pace, dal sostituto procuratore Claudia Moregola entrata da pochi giorni a far parte dei magistrati della direzione distrettuale antimafia e pure dal procuratore nazionale antimafia aggiunto Pierluigi Dellosso.
Daniela Zorat
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