Sgarbi scrive una lettera alla sindaca: «Rimetti il Bigio in piazza»

Dieci anni dopo il critico d'arte, oggi sottosegretario alla Cultura, cambia idea e sollecita la ricollocazione in piazza Vittoria
BIGIO, SGARBI CAMBIA IDEA
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Anno 2013: il museo meglio della piazza. Anno 2023: la piazza meglio del museo. Dieci anni dopo il critico d’arte Vittorio Sgarbi, che oggi ricopre l’incarico di sottosegretario alla Cultura, cambia idea sulla collocazione del Bigio e in una lettera inviata ieri pomeriggio alla sindaca Laura Castelletti sollecita a rimettere in piazza Vittoria il gigante del Dazzi. Una scelta che definisce «preferibile» rispetto alla musealizzazione.

«Ritengo che conservare una statua in deposito - rimarca nella missiva - significhi criminalizzarla, quindi sarebbe preferibile semmai musealizzarla. Però la soluzione migliore è sicuramente quella, già indicata all’unanimità da tutti i Soprintendenti che si sono succeduti negli ultimi vent’anni, che prevede di realizzare la ricomposizione dello scenario storico-artistico della piazza». Per Sgarbi «non si tratta certo di una questione politica, ma di una restituzione urbanistica. Infatti, al di là del nome attribuitole all’inaugurazione (l’Era fascista, ndr) e degli steccati ideologici eretti nel dopoguerra, l’opera d’arte, come tutte quelle che possono definirsi tali, offre oggi la possibilità di una pluralità d’interpretazioni».

Cambio di rotta

Il Bigio in piazza Vittoria - Foto © www.giornaledibrescia.it
Il Bigio in piazza Vittoria - Foto © www.giornaledibrescia.it

Se il giudizio è netto, lo è altrettanto il cambio di rotta del suo pensiero. Nell’aprile del 2013, in un’intervista al nostro quotidiano, così osservava: «Sul merito artistico dell’opera di Arturo Dazzi non può esservi alcun dubbio. Lo scultore ha un valore, una espressività e una importanza storica che non possono essere negati. Però il ritorno in piazza della statua proprio non ce lo vedo. Per ragioni molto diverse. Innanzitutto è così alta e imponente... E poi la funzione celebrativa alla quale intendeva rispondere era ed è del tutto evidente. Il suo legame con il fascismo era ed è indiscutibile, piaccia o no è innegabile. Credo che un ragionevole compromesso che da un lato consente la fruizione artistica dell’opera ma dall’altro evita lo scivolamento in un’operazione nostalgica sia proprio la musealizzazione».

Dal canto suo la sindaca Castelletti nella stessa giornata di ieri ha risposto al sottosegretario Sgarbi chiedendo un confronto sul tema. «Ho molto apprezzato il Suo invito ad approfondire la questione del destino della scultura del Dazzi, un’opera e un tema che - mi trova totalmente d’accordo - offrono, e hanno offerto, una pluralità di interpretazioni e posizioni. Mi piacerebbe parlarne direttamente, in occasione di un incontro o anche solo di una telefonata, per poterLe condividere alcune riflessioni e ipotesi di percorso che tengono conto di diversi elementi, molti dei quali certamente a Lei già noti ma altri forse no». La stessa prima cittadina recentemente ha osservato che «in un momento in cui l’antifascismo è stato spesso messo in discussione, l’Era fascista in piazza rischia di essere ancora più divisiva».

Preferenze

Va detto che anche il soprintendente Luca Rinaldi, come Sgarbi nella lettera di ieri, aveva espresso la «preferenza» per il ritorno in piazza della statua. Lo aveva fatto nel novembre del 2021 con una missiva, nella quale però aveva prospettato due scenari possibili: «il ripristino della piazza del Piacentini con l’apparato decorativo e scultoreo voluto a suo corredo, in parte sopravvissuto (è proprio il caso del gigante del Dazzi, ndr)» e «la riproposizione della piazza della Resistenza e dello scenario dell’immediato dopoguerra, quando venne rimossa la statua, e si decise di non riproporre le altre sculture perdute. Anche questa condizione della piazza si deve ritenere ormai storicizzata e dunque criticamente accettabile, pur se in subordine rispetto alla prima ipotesi». Ma in questo secondo caso, ammoniva, «si deve procedere, dopo la rimozione della stele di Paladino, allo smontaggio della fontana sottostante, con ricollocazione di questa e della statua del Bigio, in altra sede».

Di tutto questo, naturalmente, si continuerà a discutere. Anche in Consiglio comunale, dove l’8 settembre approderà l’ordine del giorno presentato dal centrodestra.

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