Sfruttati come schiavi per 5 euro all’ora
La situazione più grave a Verolanuova. I carabineri hanno denunciato il titolare di un ristorante per caporalato aggravato. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti cinque suoi dipendenti erano costretti ad accettare condizioni economiche e di lavoro quanto meno improbabili. C’è chi per anni ha lavorato, tra i tavoli, in cucina, ai lavelli, a non più di 5 euro l’ora e sotto l’occhio sempre vigile di un impianto di videosorveglianza.
In generale per i carabinieri del Nucleo ispettorato del Lavoro è stato un inizio 2019 particolarmente impegnativo. Nel mirino lavoro nero, caporalato, sicurezza. In tutto i carabinieri hanno controllato 56 lavoratori, ne hanno contati 12 impiegati in «nero». In tutto sono state elevate sanzioni per 140mila euro e sono state sospese tre attività imprenditoriali. In seguito ai provvedimenti presi dai carabinieri tre aziende, per poter riaprire, hanno dovuto regolarizzare le posizioni dei loro addetti, pagare i loro contributi ed assicurare loro almeno tre mesi di lavoro e stipendio.
Il Nil ha compiuto una ventina di ispezioni, dalla Bassa all’Alta Valcamonica. Nei pressi di Breno, i militari del Nil hanno chiuso un cantiere aperto per la creazione di un centro commerciale. Da approfondimenti sarebbero emerse gravi irregolarità in materia di sicurezza sul lavoro. In particolare una gru ed alcuni ponteggi non sarebbero stati montati con i dispositivi di protezione a norma. L’azienda è stata pesantemente sanzionata: per saldare il suo debito con la giustizia dovrà versare 100mila euro. Nel frattempo ha provveduto a mettersi in regola e i lavori sono ripartiti.
Sempre in Vallecamonica, in particolare a Ponte di Legno, i carabinieri del Nucleo ispettorato del Lavoro hanno sanzionato una società che gestisce un complesso di case vacanza in multiproprietà. Nel corso delle verifiche i militari hanno riscontrato irregolarità in materia di sicurezza sul luogo di lavoro, ma anche in fatto di assunzioni. Un dipendente, in particolare, sarebbe risultato «in nero».
Al setaccio sono stati passati inoltre anche diversi ristoranti, bar, distributori di carburante e autolavaggi. Ma anche spedizionieri e aziende attive nel settore della logistica. Il bilancio anche in questo caso è significativo: un quinto degli addetti controllati è risultato al lavoro senza un contratto.
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