Settimana corta a scuola: si mobilita il fronte del no
Settimana cortaalle superiori? Parliamone! Annunciata l'anno scorso dal presidente della Provincia, Pierluigi Mottinelli, poco dopo l'elezione e tornata al centro del dibattito prima di Pasqua, la previsione di un taglio ai giorni di lezione con prolungamento d’orario nei cinque rimanenti ha subito messo in fermento studenti e genitori, trovando contrarietà anche nel corpo docente e nella dirigenza scolastica. La prima lamentela riguarda il metodo, che il presidente della Consulta provinciale degli studenti Luca Facciano definisce «una mancanza di rispetto, nel mancato coinvolgimento su una questione che riguarda noi e gli insegnanti, più di tutti».
Concentrare le lezioni dal lunedì al venerdì per risparmiare un milione di euro, questa è la stima, sulle bollette di luce, acqua e riscaldamento, oltre che sui mezzi pubblici, consentirebbe secondo il Broletto di trovare risorse per l'edilizia scolastica. Il cambiamento potrebbe iniziare già da settembre: ai presidi è stato chiesto di presentare nei giorni scorsi un’ipotesi di articolazione oraria per consentire alla Provincia di rivedere i trasporti individuando una comune giornata di rientro pomeridiano.
Si sono immediatamente mobilitati studenti e genitori, sondaggi e consultazioni nelle scuole hanno raccolto più contrarietà che argomenti a favore. Nell'assemblea indetta ieri dalla consulta scolastica è stata avanzata la richiesta di un incontro con il dirigente dell’Ufficio scolastico territoriale Mario Maviglia e con l’assessore Vivaldini. Il dibattito è destinato a rimanere acceso, anche se la Provincia sembra avere già imboccato in maniera decisa la strada della settimana corta. Il fronte del no è comunque mobilitato: in arrivo ci sono due petizioni e una raccolta di ferme.
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