Sequestro Caffaro: «Irreversibile compromissione ambientale»

Lo scrive il gip nell'ordinanza che coinvolge i vertici della società messa sotto sigilli. Le reazioni del sindaco Del Bono e del ministro Costa
SIGILLI ALLA CAFFARO
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Chi indaga non usa mezzi termini. «Caffaro è un carcinoma nel cuore della città. E va estirpato». È la fotografia, nitida, ma allo stesso tempo inquietante, scattata dal procuratore capo di Brescia Francesco Prete, dopo il sequestro della Caffaro, storico stabilimento chimico con oltre un secolo di vita e al centro di un caso di inquinamento da diossina che ha portato nel 2003 all'istituzione di un Sito di interesse nazionale.

Il provvedimento di sequestro è stato emesso dal gip Alessandra Sabatucci che ha accolto le richieste, avanzate a luglio, dal procuratore aggiunto Silvio Bonfigli e dal sostituto Donato Greco, titolari di un'inchiesta definita «complessa» e che, viene specificato, riguarda l'inquinamento di oggi e non quello orami entrato nei libri di storia di Brescia.

«Gli esponenti apicali di Caffaro Brescia srl hanno cagionato un'irreversibile compromissione di larghe porzioni delle matrici ambientali descritte nel capo d'accusa, esponendo la pubblica incolumità al pericolo di danni permanenti per la salute dei soggetti che risiedono a sud dello stabilimento» scrive il gip nell'ordinanza.

«È stata un'indagine molto complessa innescata dalle comunicazioni di Arpa del 2019. È un'indagine che parla al presente e dell'inquinamento oggi in atto e non dello storico. C'è un aggravamento della situazione in atto. Mentre noi parliamo il cromo esavalente percola. Abbiamo visto il mercurio che galleggia sul suolo», ha spiegato il procuratore aggiunto di Brescia Silvio Bonfigli. «La situazione è inquietante. Bisogna intervenire per mettere in sicurezza la falda. Immediatamente. Poi si discuterà della bonifica».

CAFFARO, OPPOSIZIONI ALL'ATTACCO

Con il sequestro del complesso aziendale Caffaro, oltre alla nomina di un custode giudiziario che dovrà evitare che l'inquinamento raggiunga la falda, il gip ha applicato «la misura interdittiva del divieto di esercitare uffici direttivi di persone giuridiche ed imprese» nei confronti di Donato Antonio Todisco, presidente del consiglio di amministrazione e attuale co-amministratore di fatto della Caffaro Brescia S.r.l., Alessandro Quadrelli rappresentante legale dell'impresa, e Alessandro Francesconi, consigliere delegato alle tematiche ambientali nonché direttore dello stabilimento.

Le misure interdittive sono state disposte per i reati di inquinamento ambientale e deposito incontrollato di rifiuti speciali pericolosi, tra cui il cromo esavalente, e disastro ambientale «cagionato - scrive la Procura - dagli indagati per non aver garantito l'efficienza della barriera idraulica».

Per gli inquirenti, gli indagati «avevano la consapevolezza di stare operando al di fuori della legalità, ma anche la volontà di continuare ad operare in tal senso».

Per il ministro dell'Ambiente Sergio Costa, «lo Stato è presente e non abbandona mai i cittadini. L'inquinamento non era solo un'eredità del passato, ma è stato perpetrato nel tempo. Il nostro impegno per Brescia, insieme con le istituzioni locali, è stato ed è costante: abbiamo definito dopo oltre vent'anni l'accordo di programma per la bonifica del Sin - ricorda il ministro - e stiamo lavorando senza sosta per il relativo piano operativo di bonifica».

Sul sequestro è intervenuto il sindaco di Brescia, Emilio Del Bono: «Bisogna garantire la messa in sicurezza della falda e poi intervenire con la bonifica del sito industriale». Sulla vicenda della Caffaro è stata convocata una conferenza dei capigruppo a Palazzo Loggia già domani e sarà messa in calendario una commissione ambiente.  

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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