Sequestri in Siria: il processo arriva a Brescia
Il giudice dell’udienza preliminare di Roma ha accolto l’istanza delle difese degli imputati e si è dichiarato incompetente territorialmente.
Il fascicolo aperto per i sequestri di Alessandro Sandrini e Sergio Zanotti, i due bresciani liberati nel maggio del 2019 dopo tre anni di prigionia tra Siria e Turchia, arriverà a Brescia nelle prossime settimane.
Alessandro Sandrini rischia di finire a processo che può affrontare in una doppia veste. Da imputato per simulazione di reato «per aver simulato, accettando di recarsi in Turchia e "scomparire" per alcuni mesi, il proprio sequestro di persona poi in realtà effettivamente verificatosi», ma anche da parte civile. Settimana scorsa infatti il gup ha accolto la richiesta di costituzione presentata dall’avvocato Massimiliano Battagliola, legale del bresciano, che in aula ritroverà coloro che secondo l’accusa sono gli organizzatori sia del suo rapimento che di quello di Sergio Zanotti. Ovvero il bresciano di Mazzano Alberto Zanini, 55enne detenuto a Ferrara, Olsen Mitraj albanese residente a Gussago, Fredi Frokkai, albanese residente a Flero e Hashad Ibrahim Hashem Mohamed, egiziano residente in centro città. Oltre a loro ci sono Flamur Mema, Abdelazziz El Moumen, Mohamed Al Hashimi e Marco Caraffa. Sono accusati di sequestro di persona ai fini di terrorismo.
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