Sentenza cannabis, rivenditori in rivolta: «Ma quale droga?»

Per i titolari dei negozi i limiti di Thc imposti dalla legge «sono sempre rispettati: ora serve che si chiarisca la norma»
Confezioni di cannabis light - Foto Gabriele Strada /Neg © www.giornaledibrescia.it
Confezioni di cannabis light - Foto Gabriele Strada /Neg © www.giornaledibrescia.it
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«Una tempesta in un bicchiere d’acqua, gestito in modo opportunistico da una certo tipo di politica sempre più distante dall’obiettività che si avvale della disinformazione che pubblica e diffonde qualunque cosa».

Dopo la sentenza della Cassazione si registra la presa di posizione degli operatori delle rivendite di canapa «light», che rigettano le istanze «di chi vorrebbe le chiusure immediate dei negozi dopo la sentenza a sezioni unite».

«Ad oggi la materia è affidata alla legge che sul punto dice, come definito dall’Istituto superiore di sanità, che per i prodotti a base di canapa, la soglia di efficacia drogante del principio attivo Thc è di 0,6%, quindi non è reato né può essere vietato vendere prodotti derivati delle coltivazioni di canapa sativa con livelli di Thc sotto questa soglia perché, appunto, non si tratta di droghe», spiega Gianpietro Occhialini, titolare dell’«Hempatika CBD Store» di via Armando Diaz. 

 

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