Sempre più donne ai centri antiviolenza

Presentata la III Relazione lombarda: la nostra provincia è seconda per accessi dopo Milano
Violenza sulle donne - Foto d'archivio © www.giornaledibrescia.it
Violenza sulle donne - Foto d'archivio © www.giornaledibrescia.it
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Aumentano le richieste di aiuto ai centri antiviolenza in Lombardia, con Brescia - che da quest’anno ha ben cinque centri - al secondo posto dopo Milano: nel 2017 sono stati 5.892 contro i 4.244 del 2016 e i 4.317 del 2015. Ma, avvisa Piera Stretti della Casa delle Donne di via San Faustino, i dati regionali contenuti nella III Relazione annuale «La violenza contro le donne in Lombardia» (la prima realizzata con il nuovo Osservatorio regionale antiviolenza) sono ancora inferiori rispetto al numero reale delle donne che si sono rivolte ai centri.

Lo sanno a Brescia e ne sono consapevoli in Regione, dove il sistema di raccolta dei dati si va affinando; così come Stretti e l’assessore lombardo alle Politiche per la Famiglia, Genitorialità e Pari Opportunità, Silvia Piani, concordano su un punto: l’aumento degli accessi ai centri indica anche che le donne trovano sempre più il coraggio di parlare. E questo, ovviamente, è un bene. Mentre preoccupa, continua Stretti, la gravità delle violenze fisiche, che arrivano a «comprendere tentativi di strangolamento».

La relazione regionale contiene un elenco delle province in ordine decrescente per numero di accessi: al primo posto c’è Milano con 2.900 accessi (che includono, nel solo caso del capoluogo lombardo, anche 288 violenze sessuali da parte di persone non appartenenti alla sfera familiare della donna), al secondo Brescia con 636, al terzo Bergamo con 523. Seguono Pavia (412), Monza Brianza (357), Varese (301), Como (264), Lecco (254), Mantova (213), Lodi (147), Cremona (145) e Sondrio (28).

La maggior parte dei contatti (pari al 77,1%) vengono presi tramite telefono o sms e solo il 6,4% in modo diretto, con la donna che si reca al centro antiviolenza. In più della metà dei casi vengono richieste informazioni generiche o la possibilità di sfogarsi; nel 36,2% informazioni legali e nel 19,6% sostegno psicologico.

Ma che donne ci sono dietro a numeri e percentuali? La relazione dà una risposta relativamente alle 1.353 che sono state prese in carico nel 2017: quasi i due terzi sono italiane, soprattutto adulte (l’82,6% ha più di 25 anni). Il 45% è coniugata o convivente e il 54% ha figli. Per lo più si tratta di donne istruite: il 38,4% ha un diploma di secondo grado, il 29,3% di primo grado e il 14% una laurea. Quanto alla condizione lavorativa (fondamentale ai fini dell’uscita dalla situazione di violenza), quasi la metà non ha un proprio reddito da lavoro perché disoccupata (il 30,2%), casalinga/inattiva (il 5,9%) o studentessa (9,4%); il 51%, però, ha un’occupazione. 

Le violenze subite dalle donne prese in carico sono molte e multiple. La più segnalata è quella di tipo psicologico (89,1%) seguita da quella di tipo fisico (84,1%) ed economico (34,1%). Il 19,1% delle donne è stata vittima di stalking, il 14,2% di violenza sessuale. È sconcertante, ma purtroppo non nuovo, il dato relativo agli autori dei maltrattamenti: nei due terzi dei casi sono i partner delle donne (coniuge, convivente o fidanzato) e nel 27,3% ex.

A Brescia. Quest’ultimo dato è confermato (con la triste aggiunta di figli che maltrattano le madri) dalle 392 richieste di aiuto avanzate dal 1° gennaio al 31 agosto di quest’anno al centro antiviolenza Casa delle Donne di Brescia (in via San Faustino 38 o agli sportelli di Gardone Vt, Ospitaletto, Flero e Nuvolera o tramite Pronto soccorso e Forze dell’ordine). Oltre alla Casa delle Donne, in provincia sono attivi tre centri antiviolenza autonomi (Darfo Boario Terme, Palazzolo sull’Oglio e Salò) mentre sta per essere inaugurato quello di Gardone Valtrompia, già sportello della CaD.

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