«Sei di Brescia se...», il revival spopola su Facebook

Ammettiamolo: il rischio flop da appuntamento al (quasi) buio c’è. Ci si conosce o ci si ritrova via internet ed è tutto molto bello, ma quando arriva il momento di guardarsi in faccia dal vivo il risultato non è all’altezza. Pazienza. Per le 223 persone che fino a ieri pomeriggio avevano confermato di voler partecipare al primo raduno del gruppo Facebook «Sei di Brescia se...» è un rischio che si può correre senza farsi troppe menate, per dirla alla bresciana. Si ritroveranno sabato 29 marzo alle 16 in piazza Paolo VI, anche se tutti dicono piazza Duomo, con tanto di magliette preparate da Chiara Saponaro, ideatrice di un gruppo che dal 22 gennaio ha raccolto oltre 3.400 membri, seguendo il successo degli altri gruppi cugini creati per città o paesi in lungo e in largo per l’Italia.
«Sei di Brescia se...» hai mangiato la pizza di Birbes, spalavi la neve nell’85, ti ricordi l’adesivo del vagabond (la leggenda vuole che il disegnatore sia di Roncadelle e che non abbia guadagnato una lira perché non c’era copyright), sai cos’è il roaiot, hai visto mille volte il Nano Baruffa in centro e andavi allo zoo tristissimo del castello con gli orsi spelacchiati. Ma «Sei di Brescia anche se...» portavi le espadrillas e volevi gli stivali Alvarez, gli unici filippini che conosci sono Emanuele e Antonio, sei passato dalle piste di Donatello, Altaluna e Paradiso, ti sei preso una piomba al Dixieland o hai fatto i giochi della gioventù sul pcb del Morosini. C’è di tutto nei ricordi raccolti tra i post che piovono ogni giorno sul gruppo: dalla Storia, come la strage di piazza Loggia, alle storielle da adolescenti con i baci in castello, dai dischi di Den Harrow al pane sordo, dall’epica corsa di Mazzone nel derby con l’Atalanta alle baracche sulla riva del Mella.
Dialetto, gusti culinari, lo spiedo su tutti, mode del passato, i paninari, scorci di città perduti, le fontane di Borgo Trento, personaggi della vita di strada, - chi non ha mai incontrato Scatolina? -, mezzi di trasporto targati Brescia, tipo ciospo, filo, Gamba di legno o Bestia blu. E, soprattutto, ci sono diverse leve bresciane: figli degli anni ’60, reduci delle pettinature anni ’80, ex depressi della Generazione X, per citarne alcuni, che si ritrovano a commentare i bei tempi andati tra i bagni alla piscina di Mompiano o le compagnie in centro. E se poi qualcuno dice che il gruppo evidenzia la tristezza della città odierna, dato che tutti parlano del passato, ecco che parte un nuovo dibattito tra l’amaro e il nostalgico. Destinato, forse, a proseguire anche il 29 marzo quando si passerà dalla piazza virtuale a quella reale (anche se c’è chi propone di spostare il ritrovo in castello, ancora lui!). Chi non ha impegni di lavoro o figli da accompagnare alla partita di calcio si ritroverà davanti a un pirlo nella città cambiata. Con poche certezze: ad esempio, guardando la Lea al Carmine in realtà non si diventava di pietra. Era solo una leggenda tra le tante.
Emanuele Galesi
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