Se la lotta alla precarietà fa arrabbiare i precari (e non solo)

I lavoratori con contratto di somministrazione a casa. Nidil Cgil: «Ma l’obiettivo resta la stabilizzazione»
Un giovane prende nota delle offerte di lavoro in un’agenzia - © www.giornaledibrescia.it
Un giovane prende nota delle offerte di lavoro in un’agenzia - © www.giornaledibrescia.it
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Sono passati solo cinque giorni da quando, il 14 luglio, il Decreto Dignità voluto dal ministro del Lavoro Luigi Di Maio è entrato in vigore con l’obiettivo di combattere la precarietà. Cinque giorni che però sono stati sufficienti a mostrare alcuni risvolti inattesi di questa lotta.

La stretta sui contratti a tempo determinato, infatti, ha coinvolto anche i contratti di somministrazione, equiparandoli ai primi, e creando malcontento tra lavoratori, datori di lavoro e associazioni che rappresentano le agenzie per il lavoro. Le agenzie più grandi, che hanno alle spalle un corposo pool legale, sono riuscite a trovare le risposte al decreto, le più piccole stanno invece preferendo bloccare alcuni contratti per evitare problemi legali e per capire se ci saranno delle modifiche al testo di legge. È, per esempio, il caso della filiale Men at work di Brescia: «Abbiamo una novantina di lavoratori fermi - riferisce una dipendente -. Spero che la situazione si sblocchi perché sta creando molto disagio».

Da parte sua, Adriano Favero, segretario generale Nidil Cgil conferma che «aziende e agenzie mi hanno confermato alcune difficoltà e stanno valutando la situazione». Quel che preme al rappresentante sindacale, però, è la stabilità del lavoro, garantita dai contratti a tempo indeterminato.

«Ora - spiega - se un’agenzia fa un rinnovo contrattuale e supera i 24 mesi, il lavoratore dev’essere assunto. Senza la stabilità dell’indeterminato siamo in balìa del niente». Il giudizio sul decreto è comunque «insufficiente»: «È un decreto timido, poteva essere fatto qualcosa di più e di meno confuso», conclude Favero, scongiurando la reintroduzione dei voucher, che sarebbero un «peggioramento netto». Se la stabilità lavorativa è elemento imprescindibile per una vita economicamente serena, è anche vero, come ha fatto notare il giuslavorista Francesco Rotondi in una recente intervista, che «la flessibilità non è precarietà»: le agenzie per il lavoro occupano oltre 400mila persone al mese con retribuzioni e welfare previsti dai contratti nazionali e, tra queste, più della metà (53,7%) ha meno di 34 anni.

Si tratta quindi di giovani che spesso accedono al mondo del lavoro tramite agenzia, non hanno molte alternative e magari stanno ancora studiando, o hanno necessità di arrotondare le loro entrate.

 

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