Se il lavoro non riparte, in pochi ci guadagnano

Un’inflazione sotto controllo non è del tutto negativa
I costi fissi. Bollette e utenze tra gli oneri familiari
I costi fissi. Bollette e utenze tra gli oneri familiari
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Dopo anni in cui si sono fatti i conti con lo spettro della deflazione, ora il rincaro medio di alcuni prezzi ci riporta ad un sentiment ante-crisi, quando i ritocchi sui prezzi rappresentavano un segno di crescita e non di debolezza economica. Perché - è bene ricordarlo - più inflazione normalmente significa anche più produzione. Ma oggi, dopo dieci e più anni di crisi, rispondere alla classica domanda: chi ci guadagna dall’inflazione? è diventato esercizio difficile.

Un tempo a cavalcare i rincari era sicuramente il commercio, pronto a ritoccare i listini. Oggi il comparto è diviso fra «chi può» e chi deve prestare molta attenzione nel centellinare i rincari per tenersi stretti i clienti. Quindi passiamo ai dipendenti. Gli stipendi ad ogni rialzo inflazionistico soffrono un’erosione che mina ulteriormente il già basso potere d’acquisto.

La scala mobile è un antico ricordo: oggi gli aumenti sono legati a rinnovi contrattuali spesso fermi da anni. Ulteriore testimonianza di un ascensore sociale guasto da tempo e di un divario sempre più forte fra una ristretta élite che sta sempre meglio e tutto il resto della popolazione. Brescia non fa eccezione. Inoltre, quando guardiamo le tabelle, non dimentichiamo mai che quando si parla di stipendi e pensioni le voci sono espresse al lordo e non al netto di tasse e prelievi vari.

È davvero difficile capire oggi chi può veramente trarre beneficio dall’inflazione. Certamente è un segnale che Mario Draghi (presidente Bce) cerca da tempo mettendo in atto il cosiddetto quantitative easing: ovvero un massiccio acquisto di titoli di Stato e di altro tipo per immettere liquidità nel mercato e uscire dalla deflazione.

Il che sta a significare che anche i risparmiatori dal portafoglio un po’ più solido della media potranno - assieme a chi intermedia prodotti finanziari - vedere in prospettiva più remunerati i loro investimenti e il loro impegno. Per la Banca Centrale Europea l’inflazione ottimale è al 2 per cento. Che è un livello che dovrebbe permettere di stimolare l’economia senza «drogarla» troppo. E allora a guadagnarci forse (e sottolineiamo forse) potrebbero essere gli esclusi - troppi - dal mondo del lavoro che, se davvero inflazione significa ripresa industriale, potrebbero avere qualche speranza in più. Ma non oggi. Domani.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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