Santa Giulia, dai Maya alla cassa integrazione

Cooperative in difficoltà dopo l'addio alla mostra sui Maya e al taglio dei servizi. La Filcams-Cgil lancia l'appello alla Loggia.
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Nuvole nere sul futuro dei lavoratori di Santa Giulia. Per i dipendenti delle cooperative che gestiscono i servizi interni al museo della città è scattata la cassa integrazione in seguito al taglio dei servizi richiesti dalla Fondazione Brescia Musei e alla cancellazione della mostra sui Maya prevista dal prossimo ottobre. Penalizzati dal ridimensionamento delle attività museali sono gli addetti ai servizi di sorveglianza, biglietteria, prenotazioni, libreria, guardaroba, custodia, pulizie. Santa Giulia, dichiarata di recente «Patrimonio Culturale dell’Umanità» dall’Unesco, si presenta ora al pubblico con sale aperte ad orari alterni, come denuncia la Filcams-Cgil. Nel quadro complessivo di crisi si inseriscono anche i lavoratori impegnati nel Museo del Risorgimento e nel Museo delle Armi. Sono in tutto una cinquantina i lavoratori coinvolti nella cassa integrazione in deroga. Ulteriore elemento di criticità, attacca il sindacato, è il rinvio «al 2015 dell’apertura della Pinacoteca Tosio Martinengo».

La Camera del Lavoro, attraverso la federazione dei lavoratori del Commercio, alberghi, mense e servizi, ha inviato un mese fa una lettera al sindaco Paroli, all’assessore alla Cultura Arcai e ai responsabili della Fondazione Brescia Musei, il presidente Lechi e il direttore Mazzadi, «per discutere della situazione dell’appalto dei servizi museali generali presso i Musei Civici e sul futuro della politica culturale del Comune». Una lettera che, come lamenta la Filcams-Cgil, non ha mai ricevuto risposta. Il sindacato ribadisce le preoccupazioni per il futuro dei lavoratori e chiede che il confronto avvenga il prima possibile, anche in virtù dell’annunciata pubblicazione di un nuovo bando di gara per l’appalto dei servizi museali generali «a condizioni decisamente mutate e volte ad ulteriori pesanti riduzioni».

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