Sanità, sì del Ministero: «Ma la legge regionale tornerà in Aula»
Un via libera «condizionato» quello dato ieri dal Consiglio dei Ministri alla legge di riforma della Sanità della Regione Lombardia. Condizioni che non si leggono sul comunicato ufficiale del Governo, ma che sono state evidenziate dal primo post su Facebook di Letizia Moratti, vicepresidente e assessore al Welfare della Regione: «Sono estremamente soddisfatta dell’approvazione positiva, da parte del Consiglio dei Ministri, della Legge 22/2021 di Regione Lombardia per il potenziamento territoriale del servizio socio sanitario lombardo. Con questa legge la Lombardia è la prima Regione italiana che dà piena attuazione al Pnrr attraverso una normativa di respiro nazionale ed europeo».
Quei suggerimenti
Moratti ringrazia «il Governo, ed in particolare il ministro della Salute, Roberto Speranza, per la concreta e leale collaborazione istituzionale. L’esecutivo, nel confermare pienamente l’impianto complessivo delineato dalla legge, ha consentito a Regione Lombardia di fare propri alcuni suggerimenti che apporteranno un ulteriore miglioramento del testo escludendo qualsiasi ipotesi di impugnativa». Ed è quel «alcuni suggerimenti» che ha sollevato il dubbio. Quali suggerimenti? Di quale peso? E, se il testo approvato lo scorso 30 novembre in Aula sarà modificato, dovrà tornare in Consiglio regionale per essere approvato?
L'opposizione
Una prima risposta giunge dal Pd Lombardia: «L’esecutivo ha chiesto modifiche sostanziali su cui avevamo dato battaglia. La riforma Moratti dovrà tornare in Aula e solo a patto di modificare la propria legge, la Regione ha potuto evitarne l’impugnativa da parte del Consiglio dei Ministri. Vediamo già che in Regione minimizzano tutto, ma il contraccolpo sarà forte, anche perché la Lombardia rimane con un sistema fortemente incentrato sugli ospedali e debole sulla sanità territoriale e non bastano le inaugurazioni a ciclo continuo delle Case di Comunità per raddrizzare la rotta, soprattutto se si riducono ad un cambiamento di targhe sulla porta, senza i servizi promessi». Per l’opposizione la Legge, dunque, deve tornare in Aula.«Aspetti tecnici»
Stiamo riflettendo sul pasticcio quando, a stretto giro, giunge un messaggio Whatsapp dall’ufficio stampa della Moratti: «La legge 22/2021 di riforma della Sanità regionale lombarda, approvata oggi (ieri,ndr) dal Consiglio dei Ministri, non tornerà in Aula. I suggerimenti accolti riguardano esclusivamente aspetti di natura tecnica e formale che non incidono sull’impianto complessivo della legge e sugli obiettivi di potenziamento della Sanità territoriale». Il messaggio riporta anche il testo del comunicato stampa del Cdm: «Il Consiglio dei Ministri ha deliberato di non impugnare la legge della Regione Lombardia numero 22 del 14 dicembre 2021, modifiche al titolo I e titolo VII della legge regionale 33/2009, testo unico delle leggi regionali in materia di Sanità».
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Il Ministero: «In Aula»
Dunque? Cerchiamo una via d’uscita dal cortocircuito e ci rivolgiamo direttamente a fonti ministeriali qualificate. Le quali confermano che «il testo di legge modificato dovrà essere approvato dal Consiglio regionale». «Oggi in Consiglio dei Ministri la Legge per il potenziamento territoriale del servizio sociosanitario lombardo non è stata impugnata perché dal presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana sono stati assunti impegni ben precisi - riferiscono dal Ministero -. Il dicastero, retto da Roberto Speranza, nei giorni scorsi aveva inviato ai vertici di Regione Lombardia una lettera di sette pagine con tutti i rilievi agli articoli della Legge».
Difficile credere che in sette pagine fitte ci fossero riferimenti esclusivi «ad aspetti di natura tecnica e formale». «Non sono delle inezie - fanno sapere dalle stanze di Lungotevere Ripa -. La Legge non è stata impugnata perché il presidente Fontana ha scritto una lettera nella quale assicura di recepire tutte le osservazioni e di modificare il testo per filo e per segno, accogliendo ogni rilievo. Il tutto entro marzo».
Cosa cambiare
Ma quali sono le osservazioni contenute nelle sette pagine inviate da Roma a Milano? Sono temi che, in parte, erano già stati sollevati il 16 dicembre 2020 in un documento redatto dal ministero della Salute con il supporto di Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali a cinque anni dalla sperimentazione della legge Maroni. Documento che conteneva raccomandazioni ed indicazioni obbligatorie, per «riallineare la sanità lombarda alla normativa statale». Tra i punti sui quali la Regione dovrà ora porre mano, quello sull’accreditamento delle strutture sanitarie, sulle tariffe delle prestazioni, sul ruolo del medici di Medicina generale nelle Case di Comunità, su organi di controllo e funzioni di Ats, l’Agenzia di tutela della Salute che Agenas avrebbe voluto unica, invece ne rimangono otto.
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