Sanità: quando il ticket costa più dell'esame

Alcune prestazioni più convenienti se a pagamento. La radiografia al ginocchio vale 29,80 euro con la mutua, 23,80 senza.
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Se si ha bisogno di una radiografia al ginocchio e ci si presenta allo sportello con l'impegnativa rossa, quella a che prevede la prestazione a carico del Servizio sanitario, si pagano 29,80 euro di ticket. Se, invece, l'impegnativa è bianca - ovvero l'esame a pagamento - si pagano 23,80 euro. Lo stesso dicasi per l'ortopantomografia (la radiografia all'arcata dentale) e per molti esami di laboratorio di routine per i quali il ticket supera il costo effettivo dell'esame.

Se, invece, si ha bisogno di un'ecografia all'addome, con il servizio sanitario si paga un ticket di 55,50 euro. A pagamento, invece, l'esame costa 71,79 euro. Ovvero, 16.29 euro in più. Con lo svantaggio, tuttavia, che se sull'impegnativa del medico non c'è il bollino verde dell'urgenza, l'attesa per l'esame va dai dieci giorni minimi, fino ad oltre un mese. Così per la gastroscopia, per la quale il ticket è di 58.8 euro, mentre il costo dell'esame è di 77.59 euro.
C'è un modo per «aggirare» evidenti contraddizioni di un sistema che, tuttavia, è ancora «conveniente» quando si tratta di eseguire esami quali Tac o Risonanza magnetica. La prima, a pagamento costa 209,54 e la seconda costa 169,97 euro a fronte, per entrambe, di 66 euro di ticket, il massimo previsto dal Sistema sanitario regionale. Che fare? Innanzitutto, bisogna conoscere il tariffario e poi decidere se affidarsi comunque al servizio sanitario o se eseguire gli accertamenti a pagamento. La differenza la fa il colore della ricetta: la rossa è quella sulla quale si paga il ticket; la bianca è a pagamento.

Se ci si presenta davanti allo sportello di un ospedale pubblico con la ricetta rossa, si dovrà pagare il ticket anche se è superiore al costo della prestazione richiesta. Vero è che gli impiegati potrebbero informare sulla discrepanza, ma potrebbero essere «accusati» di arrecare danno all'erario... Per evitare rischi, meglio informarsi prima e, in base alla convenienza economica, chiedere al proprio medico di fiducia di scrivere l'impegnativa sulla ricetta di un colore piuttosto che dell'altro. Negli ambulatori privati, invece, il colore non ha importanza: si paga comunque e l'importante, per il servizio, è che vi sia l'indicazione del medico di medicina generale o dello specialista per un determinato esame di laboratorio o di diagnostica per immagini.
Ma esiste anche un'altra opzione, tra la «rossa» e la «bianca», ed è la scelta di eseguire l'esame a pagamento, scegliendo tuttavia con quale medico eseguirlo. In questo caso, il tariffario è diverso da struttura a struttura e, ovviamente, da medico a medico. Per una ecografia addominale si pagano mediamente 102 euro (a fronte dei 55,50 di ticket e dei 71,79 con ricetta bianca); per una radiografia al ginocchio destro il costo è di 50 euro (29,80 con la rossa e 23, 80 con la bianca); per una ortopantomografia 50 euro (29,20 e 23,80 con il ticket); una Tac all'addome con liquido di contrasto a pagamento in regime di «intra moenia», scegliendo lo specialista, costa mediamente 280 euro e una Risonanza costa 240 euro.

Un universo molto variegato, dunque. Il neoministro della Salute, Beatrice Lorenzin, dichiara che «quella dei ticket è una questione aperta».
Appunto. E lo sarà ancora di più a partire dal prossimo gennaio, quando entreranno in vigore le nuove tariffe previste dalla manovra finanziaria del luglio 2011 e che prevedono, a livello nazionale, un aumento di due miliardi di euro.
«Aumentare i ticket in tal modo è una misura che il sistema non reggerebbe, aggravando quanto già sta accadendo nell'accesso alle cure- afferma Giovanni Bissoni, presidente Agenas, Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali- ovvero riduzione dell'accesso ai servizi, minori entrate per le casse delle Asl, spostamento sul privato di chi può permettersi di pagare, rinuncia alle cure dei non esenti, trasformati dalla crisi in nuovi poveri. Essendo il ticket una compartecipazione di una quota minoritaria della popolazione, non necessariamente la più abbiente - conclude Bissoni - due miliardi hanno un impatto sulle persone paganti ben superiore alla stessa Imu o all'aggravio Iva».
Anna Della Moretta

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