Sanità e liste d’attesa: arriva l’agenda unica pubblico-privato

Chiamando l’800.638.638 si può prenotare la visita anche nelle strutture convenzionate
Medici in un corridoio di ospedale  © www.giornaledibrescia.it
Medici in un corridoio di ospedale © www.giornaledibrescia.it
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La lotta alle liste d’attesa in sanità ora punta sulla condivisione. Entro fine mese, gli ospedali privati convenzionati con il Servizio sanitario regionale dovranno consegnare alla Regione le loro agende, che verranno unite a quelle delle strutture pubbliche. In questo modo in una sola telefonata al Numero verde sarà possibile prenotare un esame o una visita specialistica sia nel pubblico sia nel privato. L’agenda unica dovrebbe essere pienamente operativa dal prossimo gennaio.

È l’ultima mossa, questa per cercare di risolvere un problema che si trascina da decenni anche a causa del progressivo definanziamento della sanità i cui effetti sono emersi in modo drammatico nei lunghi mesi della pandemia. Che ha fortemente acuito le difficoltà d’accesso alle cure mettendo sotto scacco il diritto alla salute di molti cittadini mostrando l’incapacità del Servizio sanitario di continuare a rispondere alla domanda di cura dei pazienti non Covid.

Nella corsa contro il tempo, gli ospedali danno la priorità alle prestazioni urgenti, quelle da evadere entro 72 ore dalla richiesta. Solo al Civile, due mesi fa le prestazioni da evadere erano quasi 200mila. Ora si sono ridotte di un decimo, ma è sufficiente dare uno sguardo alla tabella delle liste d’attesa, pubblicata sul sito dell’Asst nella sezione «amministrazione trasparente», per rendersi conto che la strada è ancora molto in salita. Anche perché, non dimentichiamolo, decine di medici ed infermieri sono ancora impegnati nei Centri vaccinali dove sta proseguendo la campagna per le vaccinazioni anti Covid.

L’organizzazione

Il raggiungimento metaforico della cima è legato anche a quanto si riuscirà a ripensare l’organizzazione sanitaria. Intanto, nella manovra finanziaria è previsto che medici, infermieri e altri operatori precari che hanno combattuto in prima linea durante la pandemia vengano assunti con contratto a tempo indeterminato. Una mossa importante, ma non sufficiente a sopperire alla carenza di medici - soprattutto in alcune specialità tra le quali spicca l’emergenza e l’urgenza - che vedrà la Lombardia sotto di duemila camici bianchi nei prossimi tre anni. Per monitorare la situazione delle liste d’attesa, l’assessorato regionale al Welfare la scorsa estate ha promosso un apposito database che permette di conoscere i giorni di sforamento rispetto alle prescrizioni mediche sia per struttura sia per specialità. In una delibera di inizio agosto la Regione aveva chiesto alle strutture uno «sprint straordinario» per l’ultimo quadrimestre dell’anno.

Il recupero

«Oggi - afferma l’assessore Letizia Moratti - siamo all’8 per cento di prestazioni mancanti rispetto al 2019. Rimane il segno meno, ma nulla a che vedere con la situazione registrata nei periodi dell’emergenza Covid». Lo «sprint» entro fine anno prevede di raggiungere due obiettivi: per gli interventi chirurgici non urgenti (di elezione) gli ospedali pubblici devono raggiungere gli stessi volumi di attivvità del 2019 aumentata del 5%. Per le prestazioni ambulatoriali entro fine anno gli ospedali devono assicurare il 90% di quanto fatto due anni fa, aumentato del 5%. Gli incentivi sono di circa 10 milioni di euro per la nostro provincia, metà per il pubblico e metà per il privato convenzionato.

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