Sana, la ricerca della verità dalla tomba alla rete
In stato di fermo. Sino a quando non si potranno stabilire inequivocabilmente le cause della morte della giovane. Le autorità pakistane lo hanno ribadito: padre, fratello e zio di Sana Cheema resteranno in custodia sino a che, dall'esito degli esami autoptici eseguiti oggi sul corpo della giovane, non appariranno in modo definitivo le cause della morte della 25enne pachistana, cresciuta a Brescia e cittadina italiana dal settembre scorso.
Il cadavere della ragazza che si sospetta sia stata uccisa dai tre familiari per aver deciso di sposare una persona di sua scelta in Italia, è stato riesumato oggi nel distretto di Gujrat. Un team di anatomopatologi ha prelevato alcuni organi per accertamenti post-mortem che consentano di chiarire cosa sia accaduto alla 25enne.
E mentre la vicenda - sollevata dal Giornale di Brescia per la prima volta sull'edizione del 21 aprile scorso, a tre giorni dalla morte della giovane, quando la notizia della sua improvvisa scomparsa è rimbalzata in seno alla comunità pakistana locale - rimbalza anche sui media di Islamabad, una vera e propria ondata di richieste di verità e giustizia sta invadendo i social media tra Italia e Pakistan. Soprattutto i giovani si stanno facendo portatori della campagna virale con cui si chiede che sia fatta piena luce. E perché la morte di Sana non resti senza un perché.
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