Sana: fermati per omicidio padre, fratello e zio
Tre persone sono indagate in Pakistan con le accuse di omicidio e sepoltura senza autorizzazione per la morte di Sana Cheema. Sono il padre, uno zio e uno dei fratelli della ragazza di 25 anni, cresciuta a Brescia, dove ha vissuto fino a novembre scorso, prima di far ritorno in patria e morirvi lo scorso 18 aprile.
Ieri pomeriggio la Procura generale dei Kunjah ha iscritto nel registro degli indagati e - come prevede la legge in Pakistan - disposto il fermo dei tre. Disposti anche il sequestro della tomba di Sana e l’autopsia sul corpo della giovanissima che a Brescia ha sempre detto di non voler accettare il matrimonio combinato che invece il padre stava organizzando per lei.
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La traduzione del documento:
Sul documento (First investigation report) datato 23 aprile 2018 e stilato alle ore 14.37 i poliziotti incaricati (elencati con rispettivi codici identificativi, al pari di quello del veicolo utilizzato per raggiungere Mangowal), coordinati dal vice ispettore Muhammad Ahsan, dichiarano quanto segue, precisando in intestazione che procedono per i reati di omicidio (articolo 302) e sepoltura non autorizzata (articolo 201):
[…]
«Abbiamo appreso tramite i media che Sana Cheema, ragazza di nazionalità italiana residente nel villaggio di Mangowal, è stata uccisa e sepolta senza autorizzazione da alcuni familiari. Siamo qui giunti per verificare queste circostanze. Qui abbiamo riscontrato l’effettiva assenza di Sana Cheema. Abbiamo trovato Ghulan Mustafa (padre di Sana, ndr), Adnan Cheema (fratello, ndr) e Mazhar Iqbal (zio di Sana, ndr) e altre persone. I tre sono stati condotti al comando della polizia (sito a 7 km a ovest dal villaggio) per i reati 302 (omicidio) e 201 (sepoltura senza autorizzazione). La tomba è presidiata in vista dell’autopsia. Il giudice deve ora convalidare il fermo. Poi gli indagati resteranno in custodia della polizia per il tempo necessario per le indagini».
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