Sana, chiuse le indagini: accusati padre e fratello
La Procura generale di Brescia ha chiuso le indagini sulla morte di Sana Cheema, la 24enne di origini pakistane, cittadina italiana, uccisa in Pakistan un anno fa, il 18 aprile, dopo aver rinunciato al matrimonio combinato.
Il procuratore generale Pierluigi Maria Dell’Osso, all’ultimo atto visto che da lunedì lascerà gli uffici perché in pensione, ha accusato il padre ed il fratello della giovane.
«Sono accusati di aver cagionato la morte di Sana per asfissia meccanica violenta mediante strangolamento così annullando diritti politici sociali fondamentali e assoluti della vittima che è stata uccisa per aver ripetutamente rifiutato il matrimonio deciso dai congiunti» ha spiegato il Procuratore generale Dell’Osso.
Ai due è contestata anche l’aggravante della premeditazione. Solo il padre di Sana è anche accusato di maltrattamenti in famiglia «per aver maltrattato la figlia Sana rimproverandola aspramente per il suo modo di vivere in contrasto con le tradizioni della famiglia e della casta. Il 20 novembre - ha spiegato Dell’Osso - l’aveva anche picchiata con un oggetto in legno mentre una volta in Pakistan le aveva tolto il passaporto per non farla tornare in Italia».
In Pakistan tutti i coinvolti erano stati assolti per mancanza di prove. A Brescia il procuratore generale aveva avocato l’inchiesta che la procura ordinaria aveva aperto senza ipotesi di reato.
«Si tratta di un delitto politico perché offende i diritti civili di un cittadino italiano, in questo caso Sana» ha poi aggiunto Dell’Osso commentando la chiusura indagini sull’omicidio della 24enne italo pakistana che aveva rifiutato il matrimonio combinato.
«Chiudere le indagini in tempo così rapidi è un’affermazione di giustizia che la comunità pakistana, molto numerosa a Brescia, ha apprezzato. Un omicidio così non può essere impunito».
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