San Cristo è in vendita: una scelta che addolora molte persone

I Saveriani in cerca di sede, il superiore padre Rosario: «Una nostra regola ci impedisce di affittare»
Accesso. La scalinata che porta alla chiesa di San Cristo e all’ex convento
Accesso. La scalinata che porta alla chiesa di San Cristo e all’ex convento
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Costretti a vendere e a traslocare. A sessant’anni dalla loro presenza in città, il destino dei Missionari Saveriani sembra segnato: lasciare il gioiello in cima alla salita di via Piamarta, in uno dei luoghi più suggestivi di Brescia, e cercare casa altrove. Rimanere lassù, per loro, è troppo costoso.

Costi eccessivi. «Il complesso di San Cristo è economicamente ingestibile perché ha elevati costi di riscaldamento, di personale e di portineria, necessaria in un luogo così articolato e in zona a traffico limitato: la decisione di alienarlo è stata presa a tutti i livelli della nostra Congregazione» afferma padre Rosario Giannattasio, superiore regionale dei Saveriani che, dalla Casa Madre di Parma, ne elenca le ragioni.

Altre priorità. «I deficit di gestione sono altissimi ed una realtà missionaria come la nostra ha altre priorità: a Brescia rimarrà la comunità, ora composta da pochi confratelli, resteranno le redazioni delle nostre riviste Missione Oggi e Missionari Saveriani, resterà lo spirito missionario che caratterizza il carisma del nostro fondatore, San Guido Maria Conforti». Vero è, tuttavia, che traslocare dalla storica sede di via Piamarta non significa necessariamente alzare bandiera bianca, ma è un trasferimento che comporta molte implicazioni. Fermarsi al solo domicilio sarebbe un’irriverenza nei confronti della storia, del carisma e del ruolo che la Comunità dei Saveriani ha avuto, ed in parte ancora ha, nella nostra città. Storia e carisma strettamente collegati al Complesso di San Cristo.

La storia. «Sarà un’alienazione che rispetterà la storia. Tuttavia, possiamo solo vendere, non affittare, perché come missionari Saveriani ci è precluso avere una rendita fissa. Ed un canone di locazione sarebbe una rendita» aggiunge padre Rosario. La regola è scritta all’articolo 29 delle Costituzioni della Congregazione, quello sulla povertà radicale, che recita: «La nostra Società, all’infuori delle case ad uso esclusivo dei missionari e delle scuole apostoliche, non può possedere beni stabili di qualsiasi natura». In un recente passato, ricorda padre Rosario, era stata chiesta una deroga alla Santa Sede, ma la risposta fu negativa.

Tanti vincoli. «Stiamo lavorando da mesi con un consulente per capire quali sono i vincoli giuridici che pesano sulla struttura - continua padre Rosario -. Il prezzo di vendita? Non c’è, e le cifre che girano sono campate in aria. Non c’è, semplicemente perché noi non siamo una realtà speculatrice e, dunque, la misura varierà in base all’acquirente. Se saranno privati, pur tenendo conto dei grossissimi vincoli architettonici esistenti, la trattativa assumerà una certa direzione. Se saranno istituzioni che vorranno preservare la storia del Complesso, rispettando il luogo e la sua vocazione culturale e formativa destinata a tutti, i parametri saranno differenti». Dunque, per fissare il prezzo i Saveriani terranno conto di tre fattori: il valore effettivo della struttura, che ha bisogno di una serie di interventi; i vincoli esistenti sul complesso e il fatto che l’acquirente intenda, o meno, speculare.

La povertà radicale. Se è vero che le Costituzioni della Congregazione vietano ai missionari di possedere beni immobili che non siano finalizzati alla loro residenza o alla sede di scuole apostoliche, è altrettanto vero che esistono persone - tra queste, molti componenti della Fondazione San Cristo che si sono riuniti l’altra sera - che confidano ancora in un cambio di passo che ne scongiuri la vendita. Proprio nel rispetto della storia. Che, in questo caso, sembra ripetersi. Nel 1952, lassù c’era il Seminario diocesano, che si è poi trasferito nella nuova sede di Mompiano. Cosa fare del vecchio convento? In Curia il dibattito era acceso: il corpo insegnante si oppose all’alienazione, ma prevalse la decisione di vendere.

L’acquisto nel 1957. Nel 1957 subentrarono i Missionari Saveriani che acquistarono il complesso formato dai tre chiostri e dall’ortaglia, mentre la chiesa venne loro data in uso perpetuo, ma la nuda proprietà rimase del Seminario. Appunto, subentrarono i Saveriani. E, con loro, il grande peso di una storia che ha segnato la vita religiosa e culturale della città. Ci sono i margini, oggi, per un passaggio di testimone a realtà di analoga levatura?

 

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