Sambuca «illegale»: anche bresciani tra i denunciati

L'operazione della Guardia di Finanza: 500mila bottiglie destinate al mercato estero erano state vendute in Italia
AA
Ci sono anche dei bresciani tra i denunciati nell’operazione della Guardia di Finanza di Viareggio finalizzata a bloccare un commercio illegale di sambuca extra Molinari.
 
L’operazione, denominata «caffè scorretto», ha portato a «smascherare un complesso meccanismo fraudolento», si legge in una nota, attuato da distributori e importatori nazionali ed esteri. Una strategia che permetteva di immettere sul mercato italiano bottiglie «illecitamente importate» della nota marca di alcolici. Le persone denunciate per frode in commercio alle Procure di Brescia, Lucca, Pavia, Vicenza, Torino e Venezia sono 33. La Guardia di Finanza stima che siano state oltre 500mila le bottiglie illegalmente commercializzate e che la Molinari abbia subìto un danno di circa 3 milioni di euro. Alcune migliaia le bottiglie sequestrate.
 
L’indagine, coordinata dalla procura di Pavia, è scaturita proprio dall’esame di un fenomeno rilevato dalla stessa azienda produttrice, che aveva registrato negli ultimi anni una flessione del commercio del prodotto in Italia ed un anomalo incremento delle vendite nel territorio dell’Ue, a cui è destinata una sambuca a gradazione inferiore e relativo costo sensibilmente minore (circa il 50%) rispetto a quella venduta sul mercato italiano.
 
Gli accertamenti hanno così portato alla scoperta che, eludendo i canali ufficiali di vendita, alcune ditte in Lombardia, Piemonte, Veneto, Sicilia, Campania ed Emilia Romagna introducevano e vendevano in Italia Sambuca destinata al mercato estero.
 
Nei negozi e soprattutto nei bar finiva pertanto «un prodotto con etichette e diciture in lingua straniera ed una gradazione alcolica inferiore». Le indagini sono state condotte dalla Guardia di Finanza di Viareggio dopo la scoperta della sambuca «illegale» in un negozio di Pietrasanta, in provincia di Lucca: i finanzieri sono poi risaliti a un distributore di Pavia e alle altre ditte coinvolte, ricostruendo «l’intera filiera di soggetti italiani e stranieri che operavano in modo da conseguire indebiti vantaggi». In totale le aziende implicate nell’inchiesta sono trenta. 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia