Salute mentale dei giovani bresciani: l’autolesionismo sfiora ormai il 30%

Il Fatebenefratelli capofila di un’indagine su 7.000 studenti di nove istituti e dell’Università degli studi di Brescia
Sintomi depressivi, ansia, difficoltà a dormire e autolesionismo riconosciuti in un giovane su tre - © www.giornaledibrescia.it
Sintomi depressivi, ansia, difficoltà a dormire e autolesionismo riconosciuti in un giovane su tre - © www.giornaledibrescia.it
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Sintomi depressivi, ansia, difficoltà a dormire, autolesionismo. In uno su tre. Segnali più che sufficienti per capire quanto significativo sia stato l’impatto della pandemia sulla salute mentale dei nostri giovani. Non solo per capire, ma per agire, attivando percorsi di sensibilizzazione e prevenzione della salute mentale attraverso strategie rivolte agli studenti, formazione riservata ai docenti, coinvolgimento dei genitori e, più in generale, della popolazione.

Uno su tre è un dato da non sottovalutare perché significa che la sofferenza psicologica causata dalla pandemia è presente in oltre 2.300 giovani tra i 14 e i 25 anni. Nemmeno, però, da enfatizzare perché «quanto è emerso è frutto di una autovalutazione che, naturalmente, non costituisce o sostituisce un percorso diagnostico» come è stato sottolineato nella sede dell’Irccs Fatebenefratelli «Centro san Giovanni di Dio» dalla direttrice scientifica Roberta Ghidoni e dalla psicologa Roberta Rossi, responsabile Psichiatria dell’Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico. All’incontro stampa erano presenti anche Donatella Albini, delegata alla sanità del Comune di Brescia e un volontario del Progetto Itaca onlus.

L’indagine

Torniamo all’indagine, condotta per «avere una fotografia dello stato attuale della salute mentale degli adolescenti e giovani adulti di Brescia afferenti alle scuole superiori e all’Università degli Studi per capire quali sono le principali aree di sofferenza psicologica causata dalla pandemia a cui dovranno conseguire risposte cliniche adeguate».

All’indagine, condotta nel novembre 2021, hanno aderito 7.146 studenti (5.201 delle superiori, 1.945 universitari). Il 64% di sesso femminile. Del totale, il 19,5% ha avuto un proprio caro deceduto per Covid; il 74% ha avuto una persona cara positiva e il 31% qualcuno che è stato ricoverato. Ancora, il 14% del campione è risultato positivo al SarsCov2. Ancora, il 43% dei giovani aveva sintomi depressivi (da non confondere con la depressione) e il 47% sintomi ansiosi al di sopra della soglia di interesse clinico, «meritevoli di ulteriori approfondimenti» come ha detto Roberta Rossi.

Quasi un ragazzo su tre ha riferito di aver avuto almeno un comportamento autolesivo nel mese precedente (l’indagine si è svolta durante la quarta ondata della pandemia). Ancora, nel mese precedente il 37% dei giovani ha mangiato in modo smodato e il 42% bevuto in modo smodato. Si stima, inoltre, che il 10% dei bambini e dei giovani abbia problemi di salute mentale così significativi da avere un impatto non solo sulla loro vita quotidiana ma, se non trattati, continueranno fino all’età adulta.

Diagnosi

«Del campione, più del 10% aveva già avuto una diagnosi per un problema di salute mentale ed era già stato intercettato dai servizi - ha spiegato Rossi -. Circa il 40%, invece, non ha ricevuto alcuna diagnosi anche se nelle scale di valutazione. Sono questi giovani che vorremmo intercettare, in territorio neutro, per interventi di prevenzione o di diagnosi precoce per evitare che il disagio aumenti». Ci sono alcuni predittori che aumentano il rischio di avere una «cattiva» salute mentale. Il fatto che vi sia già una diagnosi di malattia mentale presenta un aumento del rischio di quasi quattro volte; lo aumenta di due volte il consumo eccessivo di alcolici, di sei volte gli episodi di autolesionismo e di circa quattro volte l’alimentazione incontrollata.

Una fotografia che evidenzia quanto il mondo della scuola debba rimodularsi su una vulnerabilità diffusa. Per questo, sulla base di dati concreti, si attueranno interventi di rete con tutti gli attori coinvolti. Parole chiave: prevenzione e interventi precoci.

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