Rogo della vecchia, bruciano Salvini: s'infiamma la polemica

A poche ore dal rogo al quartiere Carmine, i commenti si propagano sul web e i social network
Un'immagine del rogo del fantoccio di Salvini al quartiere Carmine - © www.giornaledibrescia.it
Un'immagine del rogo del fantoccio di Salvini al quartiere Carmine - © www.giornaledibrescia.it
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Un gesto volutamente politico. Mentre monta la polemica sulla scelta di bruciare un fantoccio di Matteo Salvini al Carmine, in centro, durante il tradizionale rogo della vecchia, riemerge la tradizione di contestazione al potere a cui questo rito è stato associato in passato nel quartiere.

Il Gruppo de Noalter, organizzatore dell’iniziativa, sottolinea come negli scorsi anni fosse stato dato fuoco a un fantoccio del presidente Usa Donald Trump, per protestare contro i muri, mentre lo scorso anno il tema scelto fu la violenza contro le donne. In passato, ricordano sempre gli organizzatori, veniva dato alle fiamme il sindaco della città, in un «clima di ironia».

Al Carmine, dunque, il rogo della vecchia, rito propiziatorio per scacciare via la stagione invernale e bruciare le cose negative, ha sempre avuto una connotazione politica. Al tempo stesso, hanno spiegato gli organizzatori, l’idea alla base del falò di ieri non era colpire Salvini in sé, ma «bruciare il razzismo», come da slogan scelto per la serata, un fenomeno impersonificato, agli occhi del Gruppo de Noalter, dal vicepremier e ministro dell’Interno.

Attorno al falò, c’erano opere d’arte e articoli dedicati ai migranti, dai pericolosi e tragici viaggi in mare alle difficoltà nell’ottenimento dei permessi di soggiorno. Tutti particolari che, nonostante le intenzioni degli organizzatori, sono andati perduti di fronte al rogo del fantoccio con le sembianze del leader leghista in versione fauno, la divisa verde e lo stemma di «Casa Faugn». E, alla fine, il messaggio passato tra le centinaia di persone, bambini compresi, era «bruciano Salvini».

Sono bastate poche ore infatti e il fuoco della polemica ha infiammato anche i social, con la notizia che è rimbalzata sui maggiori siti di informazione nazionali.

Secco il commento dell'assessore regionale lombardo Fabio Rolfi: «Se qualcuno avesse bruciato il fantoccio della Kyenge, il Pd avrebbe invocato i caschi blu dell’Onu. Non ci fate paura! Anche a Brescia servono più ordine, più sicurezza e meno immigrati». Poi aggiunge: «Poveretti soprattutto quei bambini che pensavano di assistere a una festa ed invece si sono sorbiti l’ennesina pagliacciata dei soliti pantaloni della sinistra bresciana». E scatta subito anche l'ormai noto hashtag di solidarietà: #iostoconSalvini.

 

 

Non si è fatto attendere il post su Facebook di Stefano Borghesi, senatore della Lega, che scrive sul suo profilo: «La scusa di “bruciare il razzismo” è farlocca, i soliti democratici (...). Questo non è seminare odio? Vergogna!».

 

 

 

 

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