Rifugiati, il boom dei ricorsi soffoca il Tribunale

I ricorsi per il riconoscimento dello status di rifugiati stanno sommergendo gli uffici del Tribunale
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Sommersi dalle cause di protezione internazionale. Il Tribunale, ma soprattutto la Corte di Appello, devono affrontare un nuovo problema. La valanga di ricorsi per il riconoscimento dello status di rifugiato, di protezione sussidiaria o di protezione umanitaria. 

L’anno scorso sono arrivate 2.644 cause in Tribunale e 597 in Corte d’Appello (nel 2015 erano state solo 3). Un afflusso che significa un aumento del 35% delle pratiche a risorse invariate e che si traduce in una dilatazione dei tempi per le udienze, già arrivate al prossimo ottobre. Tempi incompatibili con le aspettative del richiedente e con le previsioni di legge

Per far fronte al problema, quest’anno verrà costituita una sezione speciale della Corte, che si occuperà delle materie legate alla protezione internazionale. Sarà a regime il prossimo settembre. Un palliativo, tuttavia, di fronte ad una normativa sbagliata. «È stato messo in piedi un sistema pesante, costoso, lento, incerto che produce esclusione e non integrazione» per il presidente della Corte Claudio Castelli.

I dati della Commissione territoriale di Brescia danno le dimensioni del fenomeno. Nel 2016 sono state prese in esame 2.772 domande di asilo: a 313 persone è stata riconosciuta la protezione internazionale, ad altre 272 la protezione umanitaria, mentre i dinieghi sono stati 2.112. 

 

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