Riforma dei Conservatori, sos bresciano

Una ragazza bresciana scrive al ministro Profumo: la riforma dei Conservatori con l'obbligo di frequenza sbarra la strada ai privatisti.
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«Egregio Signor Ministro, le chiedo gentilmente di non cestinare questa mia lettera, la legga: almeno questo lo Stato me lo deve...». A prendere carta e penna e a scrivere al ministro dell'Istruzione Profumo è una ragazza bresciana che dalla riforma dei Conservatori musicale ha avuto una brutta sorpresa. E un sogno che, allo stato delle cose, pare irraggiungibile.

Nella lettera racconta così la sua storia. «Ho 27 anni e dopo aver conseguito la maturità scientifica ho frequentato a Milano un corso privato ottenendo il diploma di Stilista di moda. Dopo uno stage, dove naturalmente non ho percepito nulla, ho trovato lavoro presso un'azienda, altamente qualificata nella realizzazione e confezione di capi d'abbigliamento donna di alcune linee molto note nel mondo della moda, però ad una condizione: frequentare un altro corso di modello (anch'esso privato), indicatomi dalla ditta stessa. I miei genitori, con tanti sacrifici, mi hanno sostenuto soprattutto economicamente e dopo 5 anni di apprendistato e un secondo diploma di modellistica industriale donna, ho ottenuto il contratto a tempo indeterminato. Mi ritengo molto fortunata ad avere un lavoro dove metto quotidianamente in pratica ciò che ho imparato.
Contemporaneamente ho portato avanti i miei studi di pianoforte che avevo iniziato alle scuole medie inferiori e che poi ho proseguito alla scuola civica del mio paese, innamorandomi sempre più dello strumento. Così ho iniziato il mio percorso musicale sostenendo in qualità di privatista gli esami al conservatorio Luca Marenzio di Brescia di Teoria e Solfeggio Istituzionale, Compimento Inferiore di Pianoforte Principale, Storia della Musica e Armonia Complementare. Dovendo sostenere i costi economici degli esami e delle lezioni, ho iniziato a lavorare come commessa in un centro commerciale il weekend e poi in una pizzeria d'asporto sempre il fine settimana (dove ho lavorato per 6 anni)...»

Un bell'impegno, quindi. La stessa ministro Fornero non potrebbe collocare la nostra ragazza nella categoria degli «schizzinosi». Ma a questo punto, ecco la brutta sorpresa, perché la riforma dei Conservatori impone l'obbligo di frequenza. Addio sogni.
La lettera infatti spiega: «Ora mi mancano due esami al termine: l'ottavo e il diploma, sono a tre quarti del mio percorso, sono esami impegnativi, ma come faccio a raggiungere il mio obiettivo con questa nuova riforma per i Conservatori? Ho chiamato in quasi tutti i Conservatori in Italia e tutti mi hanno risposto che questo nuovo ordinamento serve per adeguarci allo standard Europeo. Ma è questo il modo di gestire il passaggio? Chi sono io ora? Le ore previste del Triennio e Biennio sono troppe ed oltrepassano di gran lunga le 150 ore a cui ho diritto e che la ditta dovrebbe darmi (sempre che questa sia disposta a concederle!) Come faccio? Dovrei forse lasciare il posto di lavoro allungando così la fila dei disoccupati per frequentare il triennio? O forse dovrei abbandonare il sogno del diploma in pianoforte? Quanti sono nella mia stessa situazione? E poi, tutto questo a chi giova? Chi ci guadagna? Certamente non gli studenti, neanche lo Stato visto che gli stessi Conservatori non ricevono più le tasse di iscrizione degli esami dei privatisti (che peraltro sono anche elevati), e in un periodo di forte crisi economica come questo è veramente un paradosso».

Infine la richiesta, avanzata alla porta del ministro, nella pia illusione di trovare attenzione: «Noi studenti privatisti non chiediamo nessun contributo, nessuna sovvenzione, anzi, paghiamo gli esami, vogliamo solamente che ci venga riconosciuto il lavoro fatto fino ad ora. Si continua a dire di voler aiutare i giovani, di dare loro più opportunità, di lottare per realizzare i propri sogni, ma le decisioni, le leggi, le riforme e le stesse persone che si investono della carica di responsabili e testimoni di uno stato migliore, fanno sembrare proprio il contrario. Mi scusi per lo sfogo, ma spero che questo possa spingerla a pensare se forse si può fare ancora qualcosa, per ridare una possibilità ai ragazzi di terminare la strada già intrapresa anni prima».
Quella che arriva dalla ragazza bresciana non pare una richiesta eccessiva, o impossibile da accogliere. Il ministro la terrà in considerazione?

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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