Rifiuti speciali, nel Bresciano tanti come Marche e Lazio insieme
Dieci milioni e 300mila tonnellate. Una montagna di rifiuti, risultato delle attività produttive, commerciali e di servizio. Edilizia, industria, agricoltura, fanghi della depurazione, scorie da incenerimento, i resti delle auto demolite.
Una quantità in aumento, lavorata, stoccata, sepolta, bruciata o riciclata negli impianti bresciani. Solo in minima parte made in Brescia. Nel 2016 la nostra provincia ha gestito tanti rifiuti speciali come Lazio e Marche messi insieme, confermando di essere un caso più unico che raro in Italia. Del resto, la Lombardia industrializzata produce da sola il 21,8% di questi scarti: 29,4 milioni di tonnellate su 135 milioni. In Italia la produzione dei rifiuti speciali, complice la crisi economica alle spalle, continua ad aumentare (+4,5% sul 2014).
Tuttavia, c’è una buona notizia: il nostro Paese, con il 65%, è fra i primi in Europa nel riciclo. Per dare un’idea delle dimensioni, i rifiuti speciali prodotti sono oltre quattro volte quelli urbani (30 milioni di tonnellate). A crescere sono soprattutto quelli «pericolosi», saliti a 9,6 milioni (+5,6% rispetto al 2015), mentre quelli «non pericolosi» lievitano di poco (+1,7%).
Sono alcune delle informazioni contenute nel Rapporto 2018 presentato nei giorni scorsi dall’Ispra. Edilizia. La parte del leone è rappresentata dal settore delle costruzioni e delle demolizioni, che vale il 40,6% (54,8 milioni); quasi un terzo proviene dalle attività di trattamento dei rifiuti e di risanamento; un altro 20% dal settore manifatturiero. In Lombardia vengono gestiti 36,6 milioni di tonnellate (34 di non pericolosi).
A Brescia, dunque, si smaltisce il 28% di questa montagna. Siamo al primo posto. Un primato non proprio invidiabile. La maggior parte, intorno ai 5 milioni, viene trattata in trecento fra impianti di recupero di materia, strutture di autodemolizione/rottamazione o frantumazione di veicoli, nell’inceneritore, negli impianti di trattamento chimico-fisico biologico o di compostaggio.
Una notevole quantità finisce ancora in discarica. Dieci quelle specifiche nel Bresciano. Nel 2016 hanno accolto 2,57 milioni di tonnellate di rifiuti speciali, quasi il 90% «non pericolosi». Sono 29 i siti autorizzati in Lombardia, che tombano 3,37 milioni: come si vede la nostra provincia è ampiamente creditrice verso il resto della regione.
L’inceneritore di Brescia ha bruciato 159.556 tonnellate. Anche qui abbiamo un primato, visto che è l’impianto lombardo che smaltisce la quantità maggiore di rifiuti speciali (segue Parona, nel Pavese, con 84mila tonnellate). A onore del vero, comunque, è Bergamo (con 227mila tonnellate) a bruciare le maggiori quantità nei suoi cinque impianti. Da sola Brescia incenerisce come Piemonte, Veneto, Friuli ed Emilia Romagna insieme.
Tutt’altro che trascurabile la materia trattata e recuperata presso 84 attività produttive: oltre 2 milioni di tonnellate (72mila tonnellate, in sei siti, producono energia). Anche in questo caso Brescia detiene il primato in Lombardia. Vale pure per gli impianti di trattamento chimico-fisico biologico: diciotto (99 in tutta la Lombardia), che trattano quasi 438mila tonnellate. Numeri che fanno di Brescia uno dei poli italiani principali dello smaltimento e del ricupero dei rifiuti speciali.TerritorioPresentato il rapporto dell’Istituto per la protezione e la ricerca ambientale.
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